In un giorno di verdetti, in cima a quello che tutti chiamano il "Kaiser della Carnia", ossia il temutissimo Monte Zoncolan, il 104° Giro d’Italia regala emozioni in serie e ridisegna le ambizioni dei protagonisti. Sul traguardo transita per primo l’emiliano Lorenzo Fortunato, seguito dallo sloveno Jan Tratnik; nell’altra corsa, quella per la vittoria finale, il colombiano Egan Bernal si conferma l’uomo da battere, piazzandosi al quarto posto dell’ordine d’arrivo, ma soprattutto incrementando il vantaggio nella generale.
Alle sue spalle cambiano i nomi degli inseguitori (adesso al secondo posto c'è l’inglese Simon Yates, che scalza il russo Aleksandr Vlasov, mentre Damiano Caruso è sempre terzo) e anche la misura dei distacchi: la forbice, infatti, si amplia e questo fa presagire un epilogo quasi scontato. In assenza di eventi catastrofici, chi può privare il vincitore del Tour de France 2019 della vittoria a Milano domenica 30? Conti alla mano, nessuno.
A Bernal finora è mancato il colpo del ko, ma sono veramente pochi quelli che riescono a rimanergli attaccati alla costole, quando parte. Lo spauracchio Zoncolan, scalato non dal versante di Ovaro, ma di Sutrio, oggi ha emesso uno dei verdetti definitivi: non è una bel segnale per il ciclismo italiano la notizia che Vincenzo Nibali sia sprofondato in classifica, staccandosi dal gruppetto dei migliori addirittura quando mancavano sette chilometri all’arrivo. E’ probabile che qualcuno adesso colleghi al tracollo dello "Squalo" l’infortunio che, poche settimane prima del via del Giro da Torino, lo ha costretto a sottoporsi a un’operazione chirurgica per la frattura del radio; tuttavia, da alcuni anni ormai, è ormai evidente che il Nibali pronto a scattare, a creare il vuoto alle proprie spalle e, soprattutto, che non perdeva mai terreno, ha lasciato il posto a una figura sbiadita che, appena la strada s'inerpica, finisce nelle retrovie, quindi perde contatto. Inesorabilmente. Vero è che la salita dello Zoncolan, lunga 14,1 chilometri, con una pendenza media dell’8,5%, e una massima del 27%, era assai severa, ma è altrettanto inequivocabile che Nibali adesso in classifica è a quasi un quarto d’ora dalla vetta. Il Giro, di fatto, è andato.
La corsa oggi si è infiammata nel finale, com'era prevedibile: l’ucraino Andrii Ponomar, lo sloveno Tratnik, il francese Remy Rochas, Fortunato, il neozelandese George Bennett, il portoghese Nelson Oliveira, l’olandese Bauke Mollema e Alessandro Covi hanno approcciato lo Zoncolan, poi sono rimasti in tre (Fortunato, Tratnik e Covi), quindi l'emiliano ha capito le difficoltà dello sloveno, dopo che il connazionale Covi si era staccato, e ha allungato. Alla fine, stremato ma felice, ha tagliato il traguardo in mezzo alla nebbia, al culmine di un’impresa da leggenda che lo fa entrare nella storia del ciclismo, non solo italiano. Domani, in una tappa frastagliata, si partirà da Grado e si arriverà a Gorizia, prima della pirotecnica Sacile-Cortina d’Ampezzo, un’altra frazione di tormenti e sofferenza.
Nibali: non ho la gamba dei giorni migliori
"E' stata una tappa tirata, con andatura alta data dal ritmo imposto dall’Astana. Non ero in giornata". Vincenzo Nibali racconta così la sua giornata difficile sullo Zoncolan, conclusa con un ritardo di 15'04" dal vincitore, Lorenzo Fortunato. Un gap che lo pone di fatto fuori da ogni ambizione di classifica. "Come cambia ora il mio Giro? Non saprei, vediamo - spiega a Raisport il campione siciliano della Trek-Segafredo - Non ho la gamba dei giorni migliori"
La classifica generale
1. Egan Bernal (Col) in 58h30'47"
2. Simon Philip Yates (Gbr) a 01'33"
3. Damiano Caruso (Ita) a 01'51"
4. Aleksandr Vlasov (Rus) a 01'57"
5. Hugh John Carthy (Gbr) a 02'11"
6. Emanuel Buchmann (Ger) a 02'36"
7. Giulio Ciccone (Ita) a 03'03"
8. Remco Evenepoel (Bel) a 03'52"
9. Daniel Martinez (Col) a 03'54"
10. Romain Bardet (Fra) a 04'31"
11. Tobias S. Foss (Dan) a 05'37"
12. Attila Valter (Ung) a 07'49"
13. Daniel Martin (Irl) a 07'50"
14. Joao Almeida (Por) a 08'32"
19. Vincenzo Nibali (Ita) a 14'25''
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