Una vera e propria... esecuzione. Sì, perché più che un tennista voglioso di prendersi il primo Slam in carriera, Djokovic si è trovato di fronte un cecchino: Medvedev. Lui, il serbo, che si giocava il tutto per tutto sulla strada del Grande Slam, una volta tanto non ha potuto nulla contro lo strapotere fisico del tennista sovietico. Lui, appunto, che passerà alla storia come il miglior ribattitore dell'era Open, non è riuscito... a ribattere. Di contro, Medvedev aveva il fucile carico e non ha risparmiato cartucce, mandando in frantumi certezze e nervi del suo avversario (come testimonia la racchetta spaccata nel corso del secondo set), permettendosi il lusso di sfidare sua maestà Nole nella gara della gara legata alle palle corte: un affronto che lo ha visto uscire vincitore. E poi, il servizio: Medvedev ha lasciato pochissimo scampo, riuscendo anche a recuperare da 0-40 in una delle rare occasioni (sempre nel secondo set) in cui Djokovic ha conquistato palle-break. Un'esecuzione iniziata nei primi due set (doppio 6-4) e conclusa allo stesso modo nel terzo parziale (6-4 dopo un allungo clamoroso sul 4-0 e un controbreak che sembrava poter rianimare il numero uno al mondo), in quello che - solitamente - è l'anticamera della rimonta per il serbo. Ma nella notte statunitense non ce n'è stata per nessuno. Soprattutto per Nole. Medvedev corona un grande sogno e ne spezza uno gigantesco. Quello del suo avversario che dovrà rinviare di dodici mesi il traguardo Grande Slam.
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