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Elia Viviani orgoglio d’Italia: "Il futuro è già iniziato"

Elia Viviani, veronese, classe 1989, è ormai da anni uno dei big del ciclismo italiano. Fenomeno della pista, con un oro meraviglioso e un bronzo intriso di coraggio ai Giochi, nella specialità dell’Omnium, il corridore della Cofidis è anche un velocista di valore internazionale con 9 successi di tappa nei Grandi Giri (5nella corsa rosa), oltre a un titolo europeo e a uno tricolore. E proprio domenica scorsa è arrivato lo sprint vincente, battendo Ackermann e Gaviria, nel Grand Prix de Fourmies, in quella Francia che un po’ di fortuna gli ha sempre portato. Sin dall’inizio della sua carriera, Elia si è fatto in... due per la gloria, conciliando i programmi sul velodromo e in strada e dimostrandosi un perfezionista. Che è alla base dei suoi trionfi.

Portabandiera azzurro

«Un’emozione fortissima sfilare con il tricolore accanto a Jessica Rossi, la prima volta di una donna e un uomo. Una felicità pazzesca: dai viaggi a Roma per la consegna della bandiera da parte del Presidente Mattarella, all’entrata nello stadio per la cerimonia d’apertura. Mi sono sentito davvero un privilegiato di poter rappresentare il mio Paese nel momento clou. Se speravo di essere designato? Assolutamente sì, anche se non mi sono mai illuso. Grazie all’oro di Rio le possibilità erano alte, soprattutto perché mai un ciclista era stato scelto per il ruolo di nostro portabandiera. Ma la gioia più grande è legata al fatto che oltre all’atleta, il riconoscimento è andato all’Elia persona ed è stato così premiato anche l’aspetto umano. Molto bello».

Il racconto della gara di Tokyo

«Non ero il favorito, la poca l’attività svolta in pista a causa della pandemia aveva avuto il suo peso. Sono partito male, ma l’enorme desiderio di non tornare a casa a mani vuote mi ha dato la forza per reagire. La carica per la rimonta mi è stata pure trasmessa dal quartetto dell’inseguimento che il giorno prima, trascinato da Filippo Ganna, aveva realizzato un’impresa che resterà nella storia. Alla fine ce l’ho fatta a salire sul podio, ma per qualche ora mi è rimasto il rammarico di non essere riuscito a centrare, per un’inezia, l’argento. Poi mi sono reso conto che, con il primo posto irraggiungibile per la prestazione strepitosa di Walls, quel che contava era la medaglia, la seconda consecutiva ai Giochi».

Il fascino delle Olimpiadi

«Quel che ti resta dentro a lungo è la grandezza, la maestosità dell’evento che era tale anche senza pubblico. Se penso ai Giochi, chiudo gli occhi e comincio a sognare quel che per me è stata realtà. Penso al Villaggio e agli incontri del passato con Usain Bolt o di oggi con i più forti nuotatori o cestisti. Insomma, tutto è magia e mi ha dato le motivazioni per reagire dopo due anni non facili».

L’exploit del ciclismo su pista

«È gratificante essere diventato l’esempio da seguire, il leader di un gruppo di giovani con i quali condividere tante gioie in maglia azzurra. Ciclisti straordinari, e mi riferisco non solo a un campione ormai affermato come Ganna, ma anche a Consonni, Lamon e Milan che hanno stupito il mondo. Un consiglio per il futuro a Ganna? Di programmare sempre al meglio la stagione, conciliando il doppio impegno con la strada, senza mollare mai la pista, settore dal quale io ho tratto linfa, energie ed entusiasmo per poi fare bene nell’attività con la mia squadra».

I “primi” 32 anni di Elia...

«Le Olimpiadi 2016 hanno ovviamente rappresentato l’apice, mi sono presentato a Rio al massimo della condizione fisica e mentale, uno stato di grazia che si è protratto a lungo e che mi ha consentito di conquistare, anche su strada, vittorie ovunque. Un livello elevato che ho mantenuto sino all’irrompere del Covid, che ho pagato più di altri. Un periodo che mi ha pesato mentalmente, prima del rilancio in questo 2021, con alcune importanti affermazioni, l’ultima in Francia, e il podio di Tokyo. Mi è mancato solo uno squillo al Giro».

I ricordi del Giro della Provincia di Reggio

«Quando si è giovani, si cercano sempre delle conferme e quella corsa in Calabria di quasi 10 anni fa era un’occasione per farsi subito spazio alla Liquigas, per provare a dimostrare di essere un atleta completo. Sì, anche se è passato tanto tempo, il successo a Reggio resta uno splendido ricordo».

L’omaggio a Vincenzo Nibali

«Il momento più nitido e bello che conservo è quello del Tour del 2014 dominato da Vincenzo e indimenticabile per tutti noi italiani. Io l’ho vissuto da vicino (Viviani in maglia Cannondale, Nibali con l’Astana, ndc) e la sua impresa fu incredibile, la consacrazione del suo talento. La carriera di Nibali parla da sola e non credo che a lui si potesse chiedere di più: ha vinto tutto e su qualsiasi percorso. Spiccano i tre Grandi Giri, ma pure la Milano-Sanremo, che per un ciclista che va forte in salita è un risultato eccezionale. L’arrivo solitario in via Roma ha probabilmente rappresentato il top e impreziosito ulteriormente un palmares da favola. Unico rammarico l’oro di Rio, sfuggito per quella sfortunata caduta proprio quando tutti gli sportivi lo stavano spingendo verso la gloria olimpica».

Parigi all’orizzonte

«Il futuro è già iniziato. Le Olimpiadi 2024 sono un traguardo importante per coronare la mia carriera. Potrebbe essere la quarta partecipazione, con l’obiettivo della terza medaglia. Le motivazioni in avvicinamento non mi mancheranno. Ho voglia di tornare a vincere con continuità e soprattutto voglio farlo al Giro d’Italia. La mia prossima squadra? Sto parlando con la Cofidis e ci sono altre situazioni da verificare. Presto la decisione».

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