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Eriksen tornerà a giocare, ma non all'Inter (o in Italia). L'Ajax lo aspetta a braccia aperte

Per almeno un paio d'ore ha tenuto tutta Europa (ma non solo) con il fiato sospeso. Sono trascorsi 143 giorni da quel maledetto (o benedetto, alla luce del lieto fine...) 12 giugno che poteva essere l'ultimo scorcio di vita per Christian Eriksen, fantasista danese con il calcio nel sangue e la “10” sulle spalle: si accasciò a terra durante la prima partita degli Europei della sua Danimarca, esanime, sgranando gli occhi, e facendo temere per il peggio. Minuti interminabili, conditi più con il balsamo della disperazione che con quello della speranza. Perché finanche la moglie di Eriksen, Sabrina Kvist Jensen, aveva raggiunto il prato verde per rendersi conto di persona di ciò che accadeva, ma era stata frenata dai compagni di squadra che, nel frattempo, si erano premurati di bloccare l'occhio indiscreto delle telecamere (e del pubblico), proteggendo fisicamente il loro numero 10 che lottava tra la vita e la morte, mentre i barellieri cercavano di strapparlo all'Ade con grande energia. Poi, d'improvviso, la reazione vitale e quella foto del fantasista in evidente stato confusionale (ma vivo) portato via in ambulanza verso l'ospedale.

Il defibrillatore sottocutaneo e il tormentone: Eriksen tornerà a giocare? Lo farà all'Inter?

La lunga degenza, ma soprattutto l'inserimento di un piccolo defibrillatore sottocutaneo. Passata la paura, al centro dell'attenzione è balzata la domanda che, ancora oggi, non ha risposte definitive: Eriksen potrà tornare in campo? Giocherà ancora all'Inter (o comunque in Italia)? Al momento, dando per scontata la volontà del giocatore danese di continuare a indossare la 10 da qualche parte del Mondo, si va verso un “sì” e un “no”. Ovvero, ci sono ottime chance che torni in campo (non è il primo caso di giocatore impiegato con problemi cardiaci e supporti sotto pelle, come l'olandese Daley Blind) ma non certamente in Italia (e quindi all'Inter) Paese in cui vigono protocolli sanitari molto rigidi a riguardo (soprattutto dopo altri casi capitati, sempre in casa nerazzurra, al nigeriano Nwankwo Kanu e al senegalese Kalilou Fadiga).

L'Ajax lo aspetta a braccia aperte

E allora? Facile, facilissimo che Eriksen scelga di tornare “alla base”, per tutta una serie di motivi. L'Ajax è la soluzione migliore. Perché l'Eredivisie consente a questa tipologia di giocatori di giocare senza alcuna restrizione. Ma soprattutto perché proprio indossando la maglia dei lancieri si è messo in luce richiamando le attenzioni dei talent scout di campionati più prestigiosi (su tutti la Premier League). Lo prese il Tottenham, vero trampolino di lancio fino al valzer del contratto in scadenza che lo ha indirizzato all'Inter a un prezzo stracciato rispetto al suo valore assoluto. Ai primi mesi in chiaroscuro in Italia ha fatto da contraltare un finale della scorsa stagione da leader assoluto e da protagonista sulla strada che ha riportato lo Scudetto a Milano dopo una decade di digiuno. C'era tutto per vederlo nel gotha dell'Europeo con la Danimarca. Ma proprio tutto. Non aveva fatto i conti con suo cuore matto. Quello stesso che tornerà a pulsare di gioia perché all'orizzonte si stagliano dei colori a lui familiari: il bianco e il rosso dei lancieri. Con la prospettiva che là dove tutto è iniziato, tutto ripartirà.

 

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