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La stella dello sci Sofia Goggia sempre più amata: «Non mollo mai»

La regina della neve è uno dei simboli dello sport azzurro, più forte delle avversarie e, soprattutto, degli infortuni che ha cancellato tornando a dominare. Oro olimpico in discesa a PyeongChang 2018, ai Giochi di febbraio sfilerà con il tricolore: «Che orgoglio e onore rappresentare il Paese, ho già i brividi»

Sofia è uno dei tanti volti belli e puliti di un’Italia che anche nello sport è stabilmente nel G8 internazionale, come sta dimostrando questo trionfale 2021 che ogni giorno e in ogni disciplina regala medaglie e risultati inimmaginabili.
29 anni da compiere tra una decina di giorni, la Goggia è il simbolo dello sci azzurro. Campionessa olimpica in Corea del Sud, un argento e un bronzo iridati, vincitrice di 11 prove di Coppa del Mondo (con 32 podi totali) e per due volte del trofeo di discesa, che nel 2021 l’ha vista dominare, l’atleta delle Fiamme Gialle è una delle regine delle specialità veloci grazie alla potenza e a doti atletiche fuori dal comune. Nessuna tiene il piede sull’acceleratore e dà gas come lei, in poche hanno il suo coraggio, la sua “ferocia” agonistica, la sua classe. E con le amiche e compagne Federica Brignone, Marta Bassino e Michela Moioli (stella dello snowboard) forma il quartetto rosa delle meraviglie. Ma in carriera trionfi e sorrisi hanno dovuto dividere, troppo spesso, lo spazio con gravi infortuni (l’ultimo, a gennaio, a Garmish le ha fatto perdere i Mondiali di Cortina) che però non hanno mai spezzato la roccia bergamasca che, sorretta da una forza straordinaria – come hanno confermato i recuperi record – è stata capace di ripartire verso nuovi e sempre più prestigiosi successi. Nessuno più di lei, il prossimo 4 febbraio, si meritava quindi l’onore di portare il tricolore nella cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Pechino. Sì, perché senza farla tanto lunga, la Goggia non è solo una fuoriclasse che senza la sfortuna chissà quanto avrebbe vinto, ma incarna anche la voglia di rialzarsi, di ripartire senza piangersi addosso, di non mollare mai, di credere nella svolta e nella rinascita. Proprio come sta provando a fare l’Italia post-pandemia.

Sofia, mi racconta il ciclone di emozioni che ha provato dopo che le è stato assegnato il prestigioso ruolo di portabandiera alle Olimpiadi 2022? Una favola azzurra...

«Rappresentare il mio Paese da portabandiera mi fa venire i brividi, perché durante la sfilata sarò in quello stadio per tutti gli italiani. Sono davvero grata al Coni per avermi dato questa opportunità che mi onora immensamente. Farò il massimo per dare lustro all’Italia sia in quell’occasione, sia tutte le volte in cui metterò i bastoncini fuori dal cancelletto di partenza».

Talento, energia, coraggio, personalità: la Goggia è tutto questo e altro ancora. 

«Sono una ragazza che ama vivere le cose belle della vita e lo faccio anche attraverso il mio sport. Ho mille passioni ma poco tempo per coltivarle tutte. Sono immersa completamente nella mia attività attraverso la quale cerco ogni giorno di essere la migliore Sofia possibile. Il talento? Lo costruisco proprio con il lavoro».

Sempre più forte della sfortuna, le sue vittorie hanno avuto spesso un gusto speciale. 

«Ogni successo, ma anche ogni sconfitta, ha la propria storia e il proprio sapore. E sia alle gioie che alle delusioni io associo il desiderio di migliorare. Non sono una che si siede neanche quando rifilo più di un secondo a chi arriva dopo di me... E in occasione degli infortuni – e purtroppo è accaduto più volte – il mio primo pensiero è andato a quello che c’era da fare per tornare in pista e come riuscirci al meglio».

Goggia miss fiducia, personaggio brillante e positivo, mai banale nelle sue affermazioni e con un’espressione e un sorriso che sono diventati immagini-simbolo. 

«Credo che queste cose messe assieme mi abbiano fatto entrare nel cuore anche di coloro che conoscono vagamente lo sci. L’essere apprezzata, non solo come atleta, ma anche come persona per me è motivo di grande orgoglio. Forse riesco a lasciare un segno in chi incontro, anche fuori dal mondo dello sport. E non è una cosa che mi impongo: Sofia è proprio questa».

È appena iniziata una stagione di Coppa del Mondo ancor più importante perché condurrà ai Giochi di febbraio. Parte il suo assalto al trofeo assoluto, con le prestazioni in gigante che potrebbero fare la differenza.
«A Soelden, nel primo appuntamento, ho disputato una prima manche di gigante un po’ imbrigliata, mentre nella seconda mi sono lasciata andare. Quindi mi sento come se avessi fatto una sola manche. È bello essere tornati in gara, soprattutto con la presenza del pubblico. Ho lavorato bene per affrontare tutta la stagione. Sugli sci abbiamo compiuto una buona progressione. Il set-up è ok, fisicamente ci sono, i presupposti sono ottimi. Non faccio calcoli, sono abituata a costruire ogni giorno la miglior Sofia possibile».

Lei si presenterà a Pechino da campionessa in carica di discesa. Dopo la Corea del Sud, c’è ancora il “gigante asiatico” nel suo destino. 
«Un “gigante asiatico” con il suo programma di gare che, stavolta, scopriremo solo all’ultimo momento. Contrariamente a quanto avvenuto per PyeongChang, dove abbiamo avuto modo di gareggiare in Coppa del Mondo già un anno prima in occasione delle preolimpiche, testeremo i tracciati cinesi solamente nel periodo dei Giochi. Sarà quindi fondamentale capire, e dobbiamo farlo in fretta, come interpretare le piste. Saranno importantissime le ricognizioni e le sensazioni mie, dei miei tecnici e del mio bravissimo ski-man Barnaba Greppi. In ogni caso, sarà così per tutte, partiremo alla pari. E voglio sottolineare che non sento la pressione per difendere l’oro del 2018, poiché io non ho niente da difendere, quell’oro è mio e io devo partire solo per conquistare. Ci sarà, però, tempo: oggi non penso minimamente alle Olimpiadi, ma devo innanzitutto essere sul pezzo per la prossima gara. Sono concentrata su me stessa, ascoltando Sofia».

L’Italia ai Giochi invernali per emulare la trionfale spedizione di Tokyo e allungare al 2022 il momento magico che continua a vivere lo sport azzurro. 
«Un’estate pazzesca. Sono saltata letteralmente dal divano in tante occasioni, ho urlato per incitare gli atleti italiani. Sono state emozioni da pelle d’oca, brividi puri, giorni magici che mi hanno riempito il cuore di gioia. Non c’è nulla di paragonabile all’immensità dell’Olimpiade, un sogno che ho realizzato, un sogno che avevo fin da piccola e che continua ad essere vivo in me».

Quale delle tante vittorie italiane in questo fantastico 2021 l’ha maggiormente impressionata? 
«L’impresa dei ragazzi della staffetta 4x100 ha rappresentato qualcosa di incredibile. Credo sia stata la più bella giornata di sempre dello sport azzurro. E poi 3 dei 4 staffettisti sono finanzieri come me, quindi un orgoglio immenso!».

Già, la Guardia di Finanza: lei ha un rapporto speciale e di grande feeling con le Fiamme Gialle, a conferma dell’importanza per gli atleti dei Gruppi sportivi militari. 
«Sono fiera di fare parte delle Fiamme Gialle, un team che mi supporta al meglio e che mi mette ogni giorno nelle condizioni di esprimere tutto il mio potenziale. E poi le Fiamme Gialle mi sono sempre vicine: anche nei momenti più bui, dopo gli infortuni, hanno dato il massimo per agevolare un non semplice recupero, fatto di tanti spostamenti, lavoro in palestra, visite mediche. E io ho fatto mio il motto araldico della Guardia di Finanza –  “Nec Recisa Recedit” – che ci insegna a non mollare mai!».

La pandemia, la sua Bergamo così duramente colpita, il suo encomiabile impegno in un periodo drammatico: forse, finalmente, il Paese vede l’uscita del tunnel. Il suo messaggio?
«Questo anno e mezzo ha inasprito tutti. La sofferenza psicologica che il Paese ha subito non è da sottovalutare. Amo Bergamo, dove si è patito tanto. Il profilo della mia città è sempre con me, anche in pista (serigrafato sul retro del casco, ndc). Ora la situazione è, finalmente, più incoraggiante. Io non sono nessuno per giudicare, ognuno espone le proprie ragioni. Io resto un’umile sportiva che non desidera allungarsi fuori dal proprio campo. Posso dire di essermi vaccinata e l’ho fatto appena possibile. Senza il vaccino non sarei potuta tornare in pista per competere in ciò che più mi piace. Non ho avuto paura e pur di riprendere a vivere come prima, avrei fatto di tutto».

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