Lunedì 23 Dicembre 2024

Un anno senza Maradona, le immagini dei momenti più significativi della vita di Diego FOTO

 
L’intervista del compianto Galeazzi
L’omaggio dei giocatori del Napoli
 
Il piccolo e il grande Diego
Il barrilete cosmico contro l’Inghilterra
La commozione insieme a Higuita
Maradona ebbe un rapporto travagliato con il doping
L’omaggio del popolo
Maradona e Papa Francesco
 
La foto con Pablito Rossi
 
L’omaggio dei tifosi
Maradona con la coppa del Mondo
Maradona con la maglia del Boca Junior
Maradona a Cuba da Fidel Castro
Maradona con Pelè
Tatuaggio con Maradona
Statuette di Maradona
Diego con Ottavio Bianchi
Diego ct dell’Argentina

Un anno senza Maradona, le immagini dei momenti più significativi della vita di Diego. Per decenni ha messo d'accordo gli ultimi e i potenti, trattando come nessuno mai aveva fatto in passato e farà in futuro quella sfera di cuoio chiamata pallone. I suoi filmati sono ancora oggi visionati da milioni di aficionados, sin da quello in bianco e nero quando nel barrio di Villa Fiorito, così, per ingannare il tempo durante noiose partite di calcio (finite sempre alla stesso modo: gol a raffica di Diego e punteggi con tantissimo scarto), alzava l'asticella - e la mira - cercando di colpire i nidi degli uccelli sugli alberi. Non una cosa legale, ma Diego Armando Maradona ha vissuto borderline con ciò che si può fare e ciò che non si può per tantissimi anni. A cominciare dal barrio. Talvolta gli è capitato di varcarla quella linea, per debolezza.

I personaggi incontrati, le foto che segnano un'epoca

Si è parlato di ultimi e di potenti, quelli che il pibe de oro ha unito virtualmente: perché sul rendimento in campo c'era poco da obiettare e tanto da ammirare. Su questo tutti d'accordo. In realtà, Maradona propendeva sempre per una delle due categorie: gli ultimi, i periferici, quelli lontani dal potere, gli sconfitti. Ecco perché è entrato così tanto in empatia con un popolo a sua volta empatico e passionale come quello napoletano, che più di ogni altro gli avrebbe ricordato la sua Argentina. Che non lo abbandonò nei momenti professionali e umani più delicati, ma nemmeno nel giorno della semifinale Italia-Argentina, durante i Mondiali di casa nostra, tributandogli applausi e tifando per lui. A differenza dell'“altro” tifo, quello degli italiani-non napoletani che sommersero di fischi l'inno argentino prima della finale tra sudamericani e tedeschi, guadagnandosi le offese in mondo visione di Diego: “Hijos de puta”. C'era anche un sottotesto, che puristi e bacchettoni hanno sempre fatto finta di non vedere: “Da anni regalo perle nel vostro Paese, mi ricambiate così?”. Perché il più diez di tutti era così: irriverente in campo e fuori. Ma si faceva amare anche da personaggi agli antipodi per ruoli e modus viventi. Dal Papa a Chavez, passando per il compagno Fidel Castro, gente comune e personaggi poco raccomandabili della Napoli dell'epoca. Non amava i potenti. Ed ecco perché ruppe con i suoi presidenti di club (come Ferlaino, ma non mancarono frecciatine anche all'attuale patron De Laurentiis) o pezzi di storia della Nazionale (come Carlos Bilardo). Ricercato dalla Finanza, da un figlio che inizialmente non voleva accettare (ma con cui poi ha fatto pace), dai sensi di colpa, dall'antidoping. Ma soprattutto dagli avversari e dai calciatori di ogni epoca a lui accostati, che Diego Armando Maradona non l'hanno preso mai. E mai lo prenderanno.

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