Da anni, ormai, il suo è un volto televisivo che “spacca”. Piaccia a o no, Lele Adani, dopo aver smesso i panni di calciatore (ha giocato in serie A a un discreto livello, fino a raggiungere l'Inter), è diventato il commentatore di calcio più ricercato. Dopo le varie rivoluzioni delle piattaforme televisive e il “taglio” da parte di Sky, l'ex nerazzurro è approdato in Rai. Piaccia o no - dicevamo - perché il suo modo di chiosare gli avvenimenti calcistici nazionali e internazionali è molto particolare e, spesso, proprio per questo, divide. “Esaltante” - per alcuni - “eccessivo e sopra la righe” - per altri. Ma sul fatto che buchi lo schermi c'è poco da dire. Quei pochi che non lo conoscessero nell'ambito calcistico, hanno familiarizzato con lui e il suo volto (una parola che torna, non a caso...) nel concitato Inter-Tottenham, gara che tre anni fa sanciva il ritorno dell'Inter in Champions League. Adani diede il meglio di sé nella narrazione, lasciandosi andare e mal celando la sua passione infinita per il calcio sudamericano (uruguagio, in particolar modo). Ed è proprio quella sera che nacque “La garra charrua”, in riferimento al gol vittoria nel recupero messo a segno dall'uruguagio - e chi se non uno di loro - Matias Vecino. Ma il suo di volto, e su questo fino a ieri non ci pioveva, è sempre stato graffiato da una folta barba. Nessuno ci aveva mai fatto caso, lo considerava a tutti gli effetti il look di Adani, ignorando che alle spalle ci fosse una storia tenera e struggente, allo stesso tempo.
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“Mami, ce l'ho fatta. Ho mantenuto la promessa”
In realtà, quella barba, era solo un modo per preservare l'ultima carezza della propria madre che, in punto di morte, l'aveva sfiorato ancora una volta e non lo avrebbe fatto mai più: Dieci anni fa, ti feci una promessa, era il 2 gennaio 2012, eri in quel letto quella mattina. Non parlavi da settimane, ma i tuoi occhi dicevano ancora tanto. In realtà dicevano tutto. Avevamo passato l’ultimo Natale insieme, sapevo che avevi solo poche ore. Eri pronta a concedere il tuo ultimo gesto d’amore.
Un sussulto, un movimento. Il tuo braccio che si alza, la tua mano che si appoggia sulla mia guancia liscia, pulita. L’accarezzi tre volte. Dal tuo labiale leggo: “ il mio Dani, il mio Dani, il mio Dani”. Poi, stanca, ti rimetti a riposare. Dormi. L’avresti fatto per sempre. In quel momento ti feci una promessa, il nostro patto segreto: nessuno avrebbe più accarezzato il mio viso per i successivi dieci anni: la mia barba avrebbe isolato, conservato, protetto il tuo ultimo tocco d’amore.
Oggi confesso a tutti il nostro patto, scopro il mio viso, dieci anni esatti dopo. Questo non è bastato per attenuare il dolore che ho sentito e sento ogni giorno. Non è possibile colmare la tua mancanza, ma grazie all’amore posso sentirti dentro ogni istante e trovarti in tutte le cose. Posso parlare con te sempre, ogni giorno, ma oggi volevo solo dirti una cosa: “Promessa mantenuta Mami.”
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