Lunedì 23 Dicembre 2024

Zampagna, bomber dal cuore d'oro: l'ex di Messina e Cosenza ospita un profugo nella scuola calcio

 
 
 
 
 
 

«Quando è arrivato qui da me Matteo aveva gli occhi spauriti. Per l’età che ha forse non si rende conto a pieno di cosa stia accadendo, ma scappare da casa di corsa non è facile per nessuno, soprattutto per un bambino. So che in Ucraina faceva nuoto, martedì inizierà a calciare il primo pallone e speriamo gli piaccia». Si commuove mentre parla Riccardo Zampagna, ex bomber dell’Atalanta, del Messina e del Cosenza oggi direttore tecnico dell’omonima scuola calcio dell’Asd San Giovanni Bosco Terni. La società ha accolto un bimbo ucraino di quattro anni in fuga dalla guerra, un modo per aiutarlo ad inserirsi in una realtà completamente nuova per lui. Matteo - nome italianizzato - è arrivato a Terni da Leopoli da pochi giorni con la mamma per raggiungere la nonna, da anni in città, mentre il padre è rimasto a casa a combattere. «Hanno fatto un lungo viaggio passando per l’Ungheria» racconta l’ex bomber, che sulla pagina Facebook della società è stato immortalato in una foto con il piccolo, entrambi sorridenti e con il pollice alzato. "Mi hanno raccontato che vengono perquisiti anche i bambini, una cosa inverosimile» continua Zampagna. Il quale si mostra particolarmente toccato dalla storia del neo baby-calciatore e più in generale da quanto sta avvenendo in Ucraina. «Una tragedia enorme, ogni giorno guardando la tv mi commuovo. Forse è questione di carattere» racconta ancora l’attaccante, a dispetto del suo aspetto apparentemente da duro. «Non vediamo l’ora arrivi martedì - continua -, gli istruttori sono tutti contenti e già hanno abbracciato Matteo. Intanto la cosa bella è che è stato accettato anche all’asilo». La scuola calcio Zampagna in passato si è già mostrata attenta al sociale. «Siamo l’unica scuola in Italia che dopo la pandemia ha deciso di non far pagare le quote alle famiglie, di certo non lo faremo adesso con questo bimbo» spiega ancora Zampagna. "Siamo pronti ad altre esigenze - conclude - e anche in questo caso le nostre porte sono state aperte».

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