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Il Cosenza e la roulette russa del presidente Guarascio

Dopo la festa-salvezza è chiamato a invertire la rotta per evitare incertezze e sofferenze. La frattura con i tifosi è evidente, per rimediare servono scelte azzeccate e coraggiose

Salvezza in tasca. Ma quanta fatica. Eugenio Guarascio, il presidente-politico (è consigliere comunale a Lamezia dopo avere ambito alla fascia tricolore)-imprenditore (regge le sorti di Ecologia Oggi ed è uno dei dominus nel settore dei servizi di igiene ambientale) l’altra sera con tutti i suoi collaboratori ha tirato l’ennesimo sospiro di sollievo. Serie B in cassaforte per la quinta stagione consecutiva. Cosenza leader tra le società professionistiche calabresi: Crotone giù, Reggina che vive un momento delicato, in attesa di conoscere il destino del Catanzaro.
Gli piace scherzare con il fuoco. Ma ha una corazza impenetrabile. E va avanti per la sua strada. Si è chiuso un altro campionato che lo ha visto contrapposto a una larga parte della tifoseria che non condivide il suo modo di fare. Passi corti, nessuna spesa pazza. Un grande pregio (o difetto a seconda dei punti di vista): si fida solo di se stesso. Non vuole abdicare. Aprirà le porte alla Società solo quando sarà pienamente convinto. La proposta dei mesi scorsi di un gruppo russo non lo ha scalfito. Non ha ceduto di un millimetro. Ha risposto alla lettera che gli hanno fatto pervenire alcuni intermediari e non ha tenuto in considerazione le pressioni della folla locale tirando dritto per la sua strada.
Si è concluso un altro campionato all’insegna delle sofferenze. Tre allenatori, grappoli di giocatori, molti dei quali si sono rivelati un flop, tifosi contro, cori di contestazione anche nel playout di ritorno di venerdì sera. Ma alla fine i conti sono tornati. E la roulette russa a cui il Cosenza sta giocando da qualche anno ha riservato il colpo fatale agli avversari. Guarascio ha il merito di avere preso in mano il club e di averlo portato avanti, dai dilettanti alla B, attraverso la vittoria di una Coppa Italia, una serie di partite mozzafiato (Pescara con il Siena, Sudtirol al “Marulla”, 48 ore fa con il Vicenza) ed un progetto lineare che fa del Cosenza una società sana che rispetta le regole e «fa calcio pulito» come ha avuto più volte avuto modo di sottolineare l’imprenditore originario del Savuto. Un progetto portato avanti da un pool di collaboratori che lavora anche 18 ore al giorno su vari fronti: il settore giovanile sta dando ottimi risultati e qualcosa si muove anche nel pianeta del calcio femminile.
Ma Cosenza vuole di più. È una piazza dal palato fine. Risponde presente quando è necessario e garantisce introiti non indifferenti (oltre 150mila euro di incasso nelle ultime due sfide casalinghe contro Cittadella e Vicenza e se ci fosse stata l’opportunità si sarebbero venduti più biglietti). E per questo motivo merita rispetto e attenzione. Dopo i brividi delle ultime stagioni i tifosi si aspettano che Guarascio cambi passo. Il rapporto ormai è logoro, sfilacciato. La frattura è quasi insanabile. Bisogna provare a ricomporla. Come? Con scelte un po’ più coraggiose. Che guardino al bilancio ma anche al potenziale tecnico della squadra. La strada della continuità va seguita solo se si è convinti sul serio. Altrimenti meglio virare su altri obiettivi. E ripartire da zero avendo la forza di resistere ai marosi. A caldo, l’altra sera, Guarascio ha sentenziato: «Da domani ci metteremo subito al lavoro». Vedremo. Certo è che il progetto del presidente-politico-imprenditore dopo anni di assestamento deve svoltare. Qualche anno fa Guarascio disse: «Se non trovo sponsor o imprenditori che mettano sul piatto della bilancia proposte serie si potrebbe tentare la strada dell’azionariato popolare». Un’idea mai valutata seriamente. Un segnale alla piazza va dato. Una piazza esigente e malata di calcio. Che va coccolata. E che non ama essere presa in giro. Ieri attraverso il sito ufficiale il presidente ha ringraziato tutti: «Abbiamo dominato paura e difficoltà con il lavoro di squadra».

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