Il sorriso della rinascita, il sorriso che emoziona e ti conquista, il sorriso della felicità per essere finalmente, e meritatamente, salita sul palcoscenico del tennis mondiale. Soprattutto il sorriso di chi ce l’ha fatta a ricominciare dopo aver superato un periodo difficile, diventando anche un esempio ultrapositivo in grado di trasmettere agli altri messaggi di speranza. La vita di Martina Trevisan è cambiata nuovamente nel giro di tre settimane. Il trionfo nel torneo di Rabat (il primo Wta in carriera) – con un successo negli ottavi in rimonta contro la Muguruza, che per come è maturato ha rappresentato già una svolta – le ha dato motivazioni incredibili. Poche ore dopo la finale in Marocco vinta sulla Liu, lo sbarco in fretta e furia a Parigi per cominciare un’avventura fantastica: cinque affermazioni consecutive (dieci se consideriamo Rabat) che l’hanno spinta in semifinale (persa con l’astro nascente Gauff), al best ranking (quasi 60 posizioni scalate in un amen) e a un futuro radioso. Martina, il suo sorriso più forte e più bello di tutto. Quelle immagini di serenità hanno conquistato gli sportivi italiani.
«Adoro giocare a tennis e per la mia carriera è una chiave importante. Il sorriso è una conseguenza dell’equilibrio che ho raggiunto. Penso che affrontare con il sorriso l’attività professionistica, e la vita in generale, sia la cosa migliore. Dopo tanto lavoro, dagli allenamenti in campo alle sessioni di atletica, sorridere aiuta ed è bello continuare a farlo quando l’andamento della partita va per il verso giusto».
Di fronte alle sue imprese non c’è più da meravigliarsi. Anzi, per me, lei è da sempre una giocatrice fantastica: con quel braccio e quelle traiettorie mancine disegna il campo come poche...
«Mi fa molto piacere, la ringrazio. Cerco sempre di dare il meglio di me e di proporre un tennis completo, ricco di cambi di ritmo e variazioni. Ma c’è ancora parecchio lavoro da fare. I risultati dell’ultimo mese sono solo un punto di partenza».
Quarti nel 2020, semifinali adesso: Parigi è sicuramente diventata la sua città preferita. Ma c’è in lei un pizzico di rammarico per il match contro Gauff?
«Parigi è speciale. Nel 2020 è stata una sorpresa e non me la sono goduta fino in fondo. Quest’anno, invece, ero maggiormente convinta dei miei mezzi ed avere anche il pubblico a supportarmi ha reso tutto ancora più emozionante e unico. Per la sconfitta non ho nessun rammarico, Coco è una grandissima giocatrice e sicuramente farà parte del futuro del nostro sport. Io avevo un po’ esaurito le energie dopo tre settimane molto intense tra Rabat e Parigi».
Ci parla di riti, segreti e divertenti curiosità che l’accompagnano?
«Niente di particolare anche se a Parigi abbiamo cenato tutte le sere nello stesso ristorante, “Chez Ciccio”. Un po’ di scaramanzia fa parte della vita di tutti i tennisti».
Ora è importante confermarsi: in sole tre settimane ha scalato la classifica, issandosi al numero 27. E il bello, è un augurio, forse deve ancora arrivare.
«Sono state tre settimane incredibili che hanno rappresentato il frutto del lavoro svolto finora. Ora voglio continuare a migliorarmi, rimanendo con i piedi per terra e impegnandomi giorno dopo giorno per essere sempre più competitiva. Il ranking verrà di conseguenza».
Dopo i fasti dello scorso decennio grazie a Pennetta, Schiavone, Vinci ed Errani, adesso lei, Paolini e Bronzetti (assieme alla Giorgi) avete avviato la ricostruzione del tennis rosa.
«Si, siamo un ottimo gruppo e ci divertiamo a giocare in Nazionale. Anche nella “Billie Jean Cup”, grazie al lavoro di Tathiana Garbin, abbiamo riportato l’Italia nel girone principale ed a novembre a Glasgow proveremo a conquistare il prestigioso trofeo».
Senza più la Barty nel circuito, Iga Swiatek è destinata a vincere tutto e a battere record su record modello Williams?
«La polacca Swiatek gioca molto bene ed è complicata da affrontare. Ci sono però altre ragazze che stanno arrivando, salendo di rendimento. Il movimento femminile è assai competitivo, il livello medio si è alzato e ci sono tante giocatrici in grado di esprimere un ottimo tennis«.
Federer, Nadal e Djokovic fonte di ispirazione continua per chi fa del tennis una professione.
«Rappresentano la storia del nostro sport. Credo sia scontato esaltarli per i risultati che hanno ottenuto. Hanno vinto tutto quello che si poteva vincere ed hanno dato vita a partite mozzafiato. Personalmente, però, credo che l’aspetto più bello delle loro infinite carriere sia il fatto che abbiano sempre avuto una competizione pulita. Da ormai vent’anni sono rivali nelle finali dei tornei più importanti, ma hanno costantemente mostrato un grande rispetto l’uno dell’altro. Un bel messaggio da trasferire ai più giovani».
Dopo aver sofferto e lottato e dopo essersi brillantemente rialzata, cosa sogna oggi Martina Trevisan?
«Sogno di continuare a lavorare per diventare la versione migliore di me, dentro e fuori da un campo da tennis».
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