L’ex campione di ciclismo Davide Rebellin, 51 anni, è morto oggi in un incidente stradale nel vicentino. Rebellin era in sella alla bicicletta quando è stato urtato e travolto da un camion, nei pressi dello svincolo autostradale di Montebello Vicentino. Il camionista non si sarebbe accorto dell’incidente, proseguendo la sua corsa. Rebellin, veronese, aveva vinto in carriera, tra l’altro, una Amstel Gold Race, tre edizioni della Freccia Vallone, ed una tappa del Giro d’Italia. Argento ai Giochi di Pechino, la medaglia gli fu poi revocata per una positività al doping. Un’altra vittima della strada, un altro campione che lascia troppo presto il mondo del ciclismo. Così come Michele Scarponi investito nella "sua" Filottrano il 22 aprile 2017, anche Davide Rebellin paga con la vita le conseguenze di un incidente sulle cui dinamiche la polizia sta ancora indagando.
Il 51enne campione di San Bonifacio, che aveva salutato l’attività agonistica lo scorso 16 ottobre nella Veneto Classic, non è sopravvissuto ad un impatto con un camion mentre si allenava in bici lungo la SR 11, nella zona di Montebello Vicentino. L’ex campione era uscito con la sua bici da corsa e probabilmente stava percorrendo la regionale 11 Vicenza-Verona per rientrare a casa, a Lonigo (Vicenza). Rebellin, investito, è morto sul colpo. I Carabinieri stanno setacciando le immagini delle telecamere di sicurezza di un ristorante accanto al luogo dello schianto, per poter individuare targa e modello del mezzo e risalire così al camionista pirato.
Tragica la circostanza in cui è avvenuto il riconoscimento della vittima. Un fratello di Rebellin, Carlo, aveva appreso dai media che c'era stato un incidente nella zona di Montecchio, un ciclista travolto da un mezzo pesante. Si è recato subito sul posto, forse per una sorta di presentimento, ed ha subito riconosciuto la bici del fratello, accartocciata.
Dal Giro d'Italia alle Olimpiadi di Pechino: tutte le tappe vinte
Professionista dal 1992 al 2022, Rebellin è stato uno specialista delle classiche: in carriera ha vinto un’edizione dell’Amstel Gold Race (nel 2004), tre della Freccia Vallone (nel 2004, 2007 e 2009) e una della Liegi-Bastogne-Liegi (nel 2004), oltre a una tappa al Giro d’Italia. La sua medaglia più bella, l’argento conquistato nella prova su strada alle Olimpiadi di Pechino 2008, gli fu invece revocata dal Cio per una positività al Cera; un’accusa di doping infamante che gli costò una squalifica di due anni e anche una lunga battaglia giudiziaria. Alla fine ne uscì assolto (così come dalle accuse di evasione fiscale). Nella sua lunga militanza nel ciclismo d’elite, Rebellin ha vestito le maglie di grandi formazioni come Team Polti, Francaise des Juex, Liquigas e Gerolsteiner prima di vivere una 'seconda giovinezzà all’estero per poi chiudere con la Work Service. Il suo palmares conta anche l’argento ai Mondiali su strada di Stoccarda 1991 tra i dilettanti e l’oro in linea ai Giochi del Mediterraneo di Atene 1991. La morte di Rebellin, che nelle dinamiche può ricordare quella di Scarponi e il terribile incidente occorso ad Alex Zanardi, riapre drammaticamente il tema della sicurezza sulle strade. Una scia di sangue che sembra destinata a non esaurirsi mai
Il cordoglio del mondo del ciclismo: il dolore di Nibali
«Non ci volevo credere quando l’ho saputo, ed è stato un vero choc - ha commentato al telefono con l’ANSA l’ex compagno di nazionale di Rebellin, Vincenzo Nibali -. Era una persona vera, molto tranquillo e un grande professionista e sapere che è morto così mi colpisce davvero, ma conferma che chi va in bici rischia ogni giorno. La sicurezza sulle strade è un obiettivo da perseguire a tutti i costi». «Anche a me anni fa è capitato di essere "stretto" dal rimorchio di un camion in una curva, durante un allenamento. Mi è andata bene, perchè sono stato solo sfiorato ma la sensazione di terrore l’ho ancora ben presente», prosegue Nibali, che avrebbe dovuto partecipare nel pomeriggio alla presentazione a Milano della Maglia Rosa del Giro d’Italia 2023, evento annullato dopo la notizia della morte di Rebellin. Nibali è a favore della proposta di inserire nel codice della strada una norma che obblighi a rispettare la distanza minima di un metro e mezzo in fase di sorpasso di un ciclista. «E' un passo avanti, anche se poi nella pratica e su certe strade non è facile - afferma -. Un metodo più sicuro per andare su strade aperte in allenamento è state affiancati a due a due, perchè si è più visibili per chi è al volante». Vincenzo Nibali, a lungo compagno di nazionale di Davide Rebellin, commenta così dal suo profilo twitter la notizia della morte dell’ex ciclista, travolto da un camion nel vicentino mentre si allenava. «Che la terra ti sia lieve, R.I.P. Davide».
"Con Davide Rebellin il ciclismo veneto perde una delle sue figure storiche, un esempio di atleta e di uomo andato ben oltre la sua pur strepitosa carriera agonistica. Spero che il suo esempio di passione possa essere seguito dai ragazzi che, a vario livello, si cimentano con lo sport del pedale. Lo sport veneto per antonomasia". Così il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ricorda il campione veronese (era di San Bonifacio), morto oggi in un incidente stradale mentre era in sella alla sua bicicletta. "Il dramma di Davide - aggiunge il Governatore - lascia un segno profondo in tutti noi, in chi ama lo sport, in chi ha visto in lui il campione da sostenere sempre e comunque. Alla sua famiglia e a tutti coloro che gli hanno voluto bene rivolgo le mie più sentite condoglianze". "Rebellin - dice Zaia - nonostante i suoi 51 anni si era ritirato da poco dal professionismo, esempio più unico che raro di longevità. Anche così ci ha dato il segno del suo immenso amore per quella bicicletta con la quale ha scritto pagine indimenticabili del ciclismo internazionale, nazionale e veneto"
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