Julia Ituma, la giovane pallavolista morta in Turchia, era una grande promessa del volley che in molti indicavano come la nuova Paola Egonu. Anche se il ruolo era diverso, Julia schiacciatrice mentre Egonu è opposta, si somigliavano per i mezzi atletici, per l’altezza sopra il metro e 90 e per la capacità di saltare fino a tre metri e 35 centimetri, oltre ad avere entrambe genitori nigeriani.
Di sicuro Julia, che avrebbe compiuto 19 anni l’8 ottobre, aveva davanti un futuro luminoso in Nazionale. Nata a Milano e cresciuta nel mito del suo idolo, il centrale cubano della Lube Civitanova, Robertlandy Simon, aveva iniziato a giocare a pallavolo a 11 anni nella società parrocchiale milanese San Filippo Neri ma poi era stata acquistata dalla Savino Del Bene Scandicci, club di A-1. Già a 15 anni era entrata nel giro delle giovanili azzurre. A 16, nel 2020, era stata medaglia d’argento agli Europei con la rappresentativa Under 16. Nel 2021, in Messico, era stata sconfitta con l’Italia Under 18 nella finale dei mondiali contro la Russia e l’anno dopo aveva realizzato 21 punti nella finale vinta con la Serbia all’Europeo Under 19. Nel frattempo aveva continuato gli studi liceali di Scienze applicate.
Nel 2022 era approdata alla Igor Novara dopo aver vestito per tre stagioni la maglia del Club Italia, in A2, e lì si era trovata accanto a campionesse azzurre come Cristina Chirichella, Caterina Bosetti ed Eleonora Fersino riuscendo a trovare il suo spazio pur essendo la giocatrice più giovane. Di solito subentrava per far rifiatare la titolare, la turca Ebrar Karakurt, che a fine anno lascerà Novara. E’ accaduto anche nell’ultima partita, la semifinale di Champions persa 3-0 a Istanbul contro l’Eczacibasi in cui Julia aveva anche realizzato due punti.
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