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Luca Altomare, lo ‘scugnizzo’ di Cosenza racconta Napoli e lo scudetto: “Quella volta che io e Diego...”

Gli occhi brillano ancora quando parla di Napoli. Perché ricorda quando, da adolescente, dovette prendere tutto e partire, lasciandosi alle spalle la sua Cosenza e la vita di prima. Un abbraccio a mamma Anna, ai fratelli Nuccio e Claudia, e via verso la stazione in compagnia di papà Andrea. Un ragazzo di Cosenza in mezzo alla scugnizzeria. “C'eravamo solo io e un ragazzo di Roma, per il resto la Primavera del Napoli era composta solo da giocatori campani. All'inizio soffrii tanto”, confessa Luca Altomare, cosentino di nascita ma napoletano d'adozione. La famiglia è stata determinante. “Mio padre non mi ha dato la minima pressione e si vedeva poco nella primissima parte della mia carriera. All'inizio non capivo, poi tutto mi è stato più chiaro: c'era, ma in disparte, perché non voleva condizionarmi. Questo atteggiamento mi ha aiutato tanto. Se, da responsabile del settore giovanile dell'Asd Soccer Montalto, penso ai genitori di oggi che incontro sui vari campi capisco anche perché tante situazioni non vanno come dovrebbero”. Altomare racconta la Napoli dello scudetto. Perché lui l'ha vissuta (era il secondo tricolore per gli azzurri) e perché ormai manca pochissimo alla conquista del terzo sigillo. “Non oso immaginare cosa possa accadere a distanza di 33 anni dall'ultima gioia. Non oso minimamente immaginarlo...”. Napoli è anche (e soprattutto Diego Armando Maradona): “Io ho avuto la possibilità di conoscerlo: era un grande uomo. Con noi ragazzi si comportava molto bene. Pranzavamo insieme alla prima squadra e lui si assicurava che noi mangiassimo le stesse cose dei grandi, ci teneva. Non dimenticherò mai la partita che facemmo ad Agnano: chiamò me e qualche altro giocatori come Tagliatela e Francesconi e insieme al fratello Hugo andammo a giocare lì a calcetto. Inutile dirvi che non voleva perdere neanche in quei contesti. Vincemmo tanto a pochissimo...”

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