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Taormina, Massimo Ghini: "Nino Manfredi il mio maestro"

L’attore ha ricevuto il premio Manfredi al Teatro Antico. La consegna del riconoscimento prima dell’avvio del festival inaugurato dalla pellicola fuori concorso “Boys” di Davide Ferrario

Storie di incontri, pezzi di vita che si intrecciano e l’arte cinematografica a far da maestra, scandendo le stagioni del cinema e della vita stessa. Il Tao Film Fest, uno dei più prestigiosi eventi italiani e internazionali, è anche questo e ieri si è aperto sulle tracce dell’amarcord, con la consegna in serata al Teatro Antico del Premio “Nino Manfredi” a Massimo Ghini, assegnato, nel centenario della nascita del grande attore ciociaro, dal sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani con la famiglia Manfredi. Un sodalizio antico, quello tra i Manfredi e Ghini, così come antico è il legame della famiglia Manfredi con Taormina, città d’origine di Erminia Ferrari, moglie del grande Nino. Ieri Massimo Ghini ricevendo il premio dalle mani del figlio Luca ha rinnovato un patto d’amicizia che dura da vari decenni, e rivissuto vari momenti della sua carriera.
«Quando io e Valeria Golino eravamo agli esordi – ci ha raccontato Ghini - ricevemmo a Taormina un premio per giovani talenti. Da allora ci sono tornato per il teatro e altri riconoscimenti sempre inerenti il cinema. Quindi c’è un legame molto forte con la città ed è emozionante unire queste mie esperienze alla storia di Nino Manfredi, col quale si era instaurato un forte attaccamento affettivo. Ho avuto il privilegio di lavorare con lui e addirittura lui disse che io ero il suo erede. Lo raccontò Erminia rispondendo alla domanda di un giornalista a una Mostra di Venezia dove l’avevo accompagnata col resto della famiglia. Questa affermazione mi ha dato un’emozione tanto forte che neanche un Oscar può suscitare. Oggi ricevere questo premio rappresenta una conferma di quelle parole. Ma non oso considerarmi suo erede, anche se l’eredità nasce più su un piano di metodo, mentalità e modo di essere. Con Nino ci univa un comune pensiero, l’amore per il teatro e la commedia. Abbiamo recitato entrambi al Sistina, e abbiamo interpretato nel corso della nostra carriera personaggi con una doppia anima tra il comico e il drammatico. Grandi ricordi quindi e grandi emozioni». Con Manfredi, padre e figlio, Ghini aveva lavorato nel film “Grazie di tutto“ del 1997. «Di quel film conservo una bellissima foto a Montalcino, dove abbiamo girato alloggiando in un enorme casale in mezzo ai vigneti. In quello scatto siamo tutti assieme vicino a un grande tavolo di legno e Nino ha in braccio mio figlio Leonardo, allora di 1 anno, che fa un sorriso enorme vicino a lui».
Profondamente legato a Taormina, dove spesso tornava per lunghi soggiorni, il grande attore ciociaro fece l’ultima apparizione pubblica nel 2003, proprio al Teatro Antico, poco prima della sua malattia. «È un ricordo tenero e molto commovente – ha affermato Luca Manfredi. – Papà ricevette un premio alla carriera e salutò il suo pubblico facendo una sorta di balletto divertente. Un finale emblematico e molto forte, che ho usato come chiusura del mio documentario “Uno, nessuno, cento Nino”».
Dopo la consegna del premio, ha inaugurato ufficialmente il festival la pellicola fuori concorso “Boys” di Davide Ferrario, storia di amicizia e musica che il regista ha presentato assieme agli attori protagonisti: Marco Paolini, Giovanni Storti, Giorgio Tirabassi, Paolo Giangrasso Isabel Russinova, Zoe Tavarelli e Saba Anglana. Prima della proiezione, il cast ha eseguito sul palco del Teatro Antico tre brani del film col Maestro Mauro Pagani, autore della colonna sonora (attori, regista e compositore incontreranno la stampa oggi in mattinata). Dopo l’inaugurazione di ieri, nella seconda giornata di oggi inizia il concorso ufficiale con “Fractal” dell’iraniana Rezvan Pakpour. La sera al Teatro Antico omaggio a Franco Battiato di Luca Madonia, seguito dal film fuori concorso “La terra dei figli” di Claudio Cupellini, con Valeria Golino. Nel pomeriggio la presentazione del volume “Cinema#giornalismo” di Ivan Scinardo.

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