Quando nell'estate del 2019 “Cruel Peter” fu presentato al Festival di Taormina scrissi che raccontava «una Messina livida e ruvida», magicamente fotografata, bellissima e lontana dagli stereotipi. Finalmente, dopo che il film ha già fatto il giro del mondo (venduto in 60 Paesi, che presto saranno 80) da oggi questa Messina, al centro di un film horror di qualità (nelle hit parade di Taiwan e Inghilterra), sarà visibile gratuitamente a tutti gli italiani nella piattaforma Rai Play. Un modo per scoprirne un volto particolare (i cinesi l'hanno definita una “Pompei moderna”, con riferimento al terremoto del 1908).
E la città dello Stretto è presente in questo film con le sue capacità artistiche grazie a Christian Bisceglia, sceneggiatore e coregista con Ascanio Malgarini, e Katia Greco, protagonista insieme con Henry Douthwaite, Rosie Fellner, Aran Bevan, Zoe Nochi e Aurora Quattrocchi. Non solo, c'è un fitto stuolo di altri attori messinesi, bravissimi anche nei ruoli più piccoli: Claudio Castrogiovanni anzitutto, e poi Gabriele Greco, Antonio Alveario, Margherita Smedile, Alberto Molonia, Christian Roberto, Alessio Bonaffini, Margherita Alleruzzo e il cantautore Tony Canto (sua è la canzone “1908”).
I due registi ci hanno raccontato la loro esperienza, pionieri come sono (prima di “Cruel Peter”, avevano girato “Fairytale”) di un ritorno al film di genere, in questo caso l'horror, che il cinema italiano diserta dai tempi di Lamberto Bava e Dario Argento.
Cominciando con lo spiegarci perché è importante stare su Rai Play.
«Abbiamo una possibilità di diffusione che oggi non si può avere nelle sale - afferma Bisceglia (da ora in poi "B.") anche se non si tratta di un film pensato per il piccolo schermo. A fine 2019 era cominciata la distribuzione nei cinematografi russi con un notevole numero di copie e si sarebbe continuato in vari Paesi. Invece, il Covid ha fermato tutto e ci ha fatto cambiare i programmi. Adesso siamo felici perché quante più persone possibile potranno vedere “Cruel Peter” e anche gratuitamente, grazie allo sforzo della produzione. Rimane il rammarico di non essere nelle sale. Per esempio, la sequenza del terremoto, per quanto breve, è importante, ha una sua visionarietà che in tv è meno apprezzabile».
Covid o non covid, il film è arrivato ugualmente dovunque.
B. «Sì, è già stato distribuito nelle piattaforme di 60 Paesi, compresi i mercati strategici più importanti, quali Usa, Russia e Cina. In Inghilterra è stato il primo film italiano a entrare tra quelli più visti su UK Netflix: un grande risultato per noi e credo anche per il cinema italiano. Il nostro è un piccolo film indipendente che dimostra come, se le cose sono ben confezionate, si può essere competitivi. Ed è il successo all'estero che ci sta finalmente consentendo di avere una buona stampa in Italia».
E anche di poter lavorare concretamente su nuovi progetti.
B. «Stiamo preparando una serie, “Il nome di Dio”, per Endemol Shine in collaborazione con Endemol Israele, che è come avere già un bollino di qualità per i mercati internazionali. Partiamo dall'esperienza dello scienziato russo Ivan Panin, che ha identificato un codice numerico nell'Antico Testamento. La storia è legata al Lazio e ai mistici del '400 e del '500 per poi svolgersi nei nostri giorni. Il linguaggio di Dio è quello della perfezione ed è matematico perché l'universo si esprime in termini matematici».
Torniamo a “Cruel Peter” per chiedere a Malgarini come è stato l'impatto con Messina da non messinese.
«Sono rimasto impressionato dal Cimitero monumentale - dice Malgarini (da ora in poi "M.") un luogo pazzesco, per la sua estetica e per il suo silenzio rispetto al caos della città. Sembra un'isola abbandonata, ma è stata la chiave di lettura che ci ha dato elementi estetici, architettonici e stilistici da ricercare in altri luoghi. Dove capita di trovare una totale antitesi: una dicotomia stridente tra un nuovo molto brutto e un vecchio molto bello. Chi vede il film trova una Messina che fa venir voglia di essere scoperta. Di sicuro è una città misteriosa: se non c'è qualcuno che ti porta in luoghi specifici, parla poco di sé. Ero stato tante volte in Sicilia, ma a Messina, come dire, sono sempre passato attraverso. Su questo si dovrebbe fare una riflessione perché invece la città ha tanto da mostrare».
Forse molti cittadini la vivono in modo inconsapevole.
M. «È un aspetto tipico delle città di provincia. Io sono di Latina, che dal punto di vista estetico è molto brutta, ma è interessante come luogo geografico e ha un circondario antico con importanti musei, di cui i latinensi non sanno nulla. Dev'essere una cosa implicita nel vivere in un luogo, ci si abitua e si dimentica».
Eppure prima del terremoto Messina non era provinciale.
B. «Credo che lo abbiamo fatto vedere. La presenza strategica degli inglesi, che con il loro impero erano i padroni del mondo, rendeva la città molto ricca. Da Messina partiva ogni genere di merce trasportabile per mare. Cercando le location, abbiamo visto straordinari esempi di archeologia industriale, come Villa De Pasquale, abitazione e fabbrica di essenze insieme. Messina ha subìto tali scempi estetici che è stato difficile inquadrarla, però abbiamo trovato posti magici come Cristo Re, i Colli, Dinnammare e Villa Roberto, anch'essa un'isola. A Cristo Re Ascanio si è inventato una bellissima sequenza con la bambina che guarda verso lo Stretto. Ma anche quello è un luogo di silenzio e di morte perché è un sacrario».
Come mai avete “creato” un bambino così cattivo? Ha un significato?
M. «Non volevamo fare un film sul bullismo, ma sicuramente nel personaggio di Peter sottotraccia c'è questo tema. Anche perché l'horror piace soprattutto ai giovani - lo zoccolo duro va dai 14 ai 20 anni - e possiamo dare un messaggio importante. Peter in sostanza è un bullo, approfitta della sua posizione sociale e dell'attaccamento morboso della madre. È la storia di un bullo che finisce male, ma che in qualche modo riesce a tornare per fare il bullo anche da morto».
Quindi ritenete possibile creare a Messina un itinerario turistico gotico?
M. «Senza dubbio. Io ho girato il mondo per la mia attività professionale, anche di designer, e ho visto una miriade di posti, che non avevano niente, riuscire a inventarsi itinerari interessanti per un turista. Messina invece ha tantissimo che potrebbe essere valorizzato. Partirei dal Cimitero, magari rimettendo a posto la zona del Cenobio. Secondo me è strepitoso: un cimitero monumentale affacciato sullo Stretto è più unico che raro nel mondo. Poi nei vari luoghi si potrebbero aggiungere percorsi interattivi, dove si può vedere Messina com'era prima del terremoto, che cosa è successo. Ormai la gente pretende che anche questo tipo di comunicazione sia multimediale, visiva, sonora, raccontata e non solo una targa da leggere. Messina potrebbe valorizzarsi cento volte rispetto a quello che è».
B. «Attenzione a ciò che dice Ascanio, lui non è solo un regista ma un designer che ha realizzato gli interni delle più importanti compagnie aeree del mondo. Ha una visione chiara del turismo. Ecco, credo che a Messina bisogna cambiare radicalmente il sistema delle competenze. Ciò creerebbe ricchezza. Come ho sentito dire a Malgarini, l'incompetenza è una grave forma di disonestà».
La trama
Messina, 1908. Peter (Aran Bevan) ha tredici anni ed è l'unico erede di una ricchissima famiglia di commercianti inglesi, gli Hoffmann. Viziato e prepotente, commette atroci crudeltà nei confronti degli animali, della servitù e dei bambini che frequentano la sua casa. Nessuno ha il coraggio di ribellarsi alle sue cattiverie, finché Alfredo (Christian Roberto), il figlio del giardiniere, decide che è venuto il momento di fargliela pagare. Lo cattura e lo nasconde in un luogo inaccessibile. Centoundici anni dopo, l'archeologo inglese Norman Nash (Henry Douthwaite) giunge a Messina, accompagnato dalla figlia tredicenne Liz (Zoe Nochi), per valutare il restauro dello storico Cimitero Inglese sito all'interno del Cimitero Monumentale. Nel corso degli scavi, il ritrovamento di una lapide riguardante la scomparsa di Peter, avvenuta tre giorni prima del catastrofico sisma del 1908, lo mette sulle tracce di un antico mistero che sconvolgerà per sempre la vita della sua famiglia. Bianca (Katia Greco) e la nonna Emma (Aurora Quattrocchi), cercheranno di aiutare Norman e sua figlia. Mentre Claudio Castrogiovanni, nel ruolo di Calarco, appare e scompare al cimitero.
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