"Vita da Carlo" è già un cult, i fan di Verdone reclamano la seconda stagione.
Di questo passo, sulla scia dello strategico mix invenzione-realtà su cui poggia tutta la serie, vedremo i fan con i cartelli sotto la casa (vera) di Carlo Verdone che anzichè invocare la sua elezione a sindaco di Roma (fiction, ma con una matrice veritiera), implorerà la seconda stagione di "Vita da Carlo". A otto giorni dalla sua uscita su Amazon Prime Video "Vita da Carlo" la prima incursione verdoniana nella serialità televisiva è già diventata un culto certificato dai numeri, dalle dichiarazioni di fede, dalle maratone "Vita da Carlo" con la serie vista tutta d’un fiato e al seguente e "effetto Titanic" a cura di adoratori che vedono e rivedono i dieci episodi della serie.
Gli ottimisti del bicchiere mezzo pieno lo leggeranno come un sì. Intanto «Vita da Carlo» sta dando vita, insieme all’effetto Titanic, anche alla caccia alle curiosità, ai personaggi più convincenti e alle battute destinate a diventare tormentoni da affiancare ai cinematografici «Un giorno mi imbattei in un cargo battente bandiera liberiana» o «Marisoool», non a caso citati in tv. Nella serie che mette in commedia la vita familiare di Verdone, i suoi amici, l’ipocondria storica, l’anelito a una privacy negata dall’impossibilità di uscire di casa senza che qualcuno gli chieda «se 'o famo un selfie?» l’ossessione per i personaggi-maschere dei suoi film, l’amore incondizionato per Roma e la rabbia di vederla ridotta così male, i social, ammirazione per la bellezza di Caterina De Angelis, la figlia di Margherita Buy che interpreta la figlia di Carlo, eleggono senz'altro il produttore verace interpretato da Stefano Ambrogi.
Quello che a colpi di «er pubblico vole ride!» e «A pagina tre me volevo da foco, me tocco i cojoni solo a nominarlo» boccia, cacciando dal suo ufficio lo sceneggiatore cui Carlo si era affidato, la sceneggiatura di 'Incrocio di ombrè storia di due malati mentali innamorati che fuggono in un bosco e si imbattono in un orso, con la quale Verdone vorrebbe sfilarsi dalla produzione comica, sulla scia di «Tarkovskij e Murnau».
«Murnauuu chi? Quello che gioca mezz'ala?» la battuta del produttore che fa il verso ad Aurelio De Laurentiis e che sulla scia del 'O famo strano?' del cult 'Viaggi di nozzè, implora un 'Famolo anziano». Perchè il pubblico «vole ride», soprattutto dopo i tempi bui del lockdown, con Max Tortora, Andrea Pennacchi, la Guerritore, i camei di Roberto d’Agostino, Paolo Calabresi, Alessandro Haber. E chissà se Verdone, che non sa dire no neanche a un selfie, resisterà alla seconda stagione.
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