Ci sono due tasse annuali che i telespettatori di Raiuno devono pagare. Una è quella per una fiction melò/romantica, l’altra è quella che deve esserci Anna Valle come interprete principale. Quest’anno le due imposte, in riscossione da martedì in prima serata, sono state unificate in, Lea, un nuovo giorno, che si innesta nel filone dei titoli con il nome della protagonista per cui, dopo Imma Tataranni sostituto procuratore, Mina Settembre, personaggio chiave dei gialli di Maurizio De Giovanni, Blanca e questa Lea, sappiate che su Canale 5 ci aspetta anche Fosca Innocenti Incontrada. Voi pensate che avendo Lea fatto buoni ascolti alla puntata d’esordio con oltre 4 milioni di telespettatori le critiche negative siano finite. Errore. Ora vi spieghiamo, infatti che il melò/drammatico, si concentra sulla storia di Lea, che ha perso il bambino all’ottavo mese di gravidanza, non può più avere figli, il marito l’ha lasciata per una collega. Lea torna a lavorare come infermiera in un reparto pediatrico, attorniata da casi umani sempre di bambini malatissimi, con varie sfumature genitoriali e il bonus disgrazia di un piccolo russo, ovviamente malato e non più adottato. In questo contesto Anna Valle Lea, fa l’infermiera empatica ma sempre con la stessa espressione di mater addolorata, che porta su di sé il peso del mondo ingiusto con mestizia. Così, quando sulla sua strada si incrociano l’ex marito primario (Giorgio Pasotti) e un corteggiatore musicista, anche lui messo maluccio per situazione sentimentale, l’espressività di Anna Valle raggiunge il suo acme, passando da Oh! a Boh! Questo per farvi capire che, a confronto, Braccialetti Rossi era una passeggiata di salute, Cuori un film storico – epico e Doc, praticamente una spy story. Ci chiediamo, anche se, dopo due anni di ospedali, pandemia, disgrazie varie ed eventuali, per intrattenerci fosse proprio necessaria una ennesima produzione ambientata in un ospedale. Che poi, sono sempre ospedali pazzeschi, moderni, attrezzati, super efficienti, insomma in controtendenza rispetto alla media delle lamentele che ciclicamente sentiamo ripetere nella realtà. Soprattutto, considerato che le statistiche rimandano dati allarmanti su interventi, controlli e prestazioni sanitarie di vario genere che a causa dell’emergenza Covid, in questi anni sono slittati creando forte disagio all’utenza, ci chiediamo perché quelli televisivi siano gli unici ospedali che funzionano alla perfezione e se queste fiction facciano parte di un programma di promozione del ministero della Salute.