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Che ritorno atteso, Boris 4! Presentati alla Festa di Roma i primi due episodi. Ninni Bruschetta c'è

Ma stavolta il regista René gira per un piattaforma e il suo tirannico algoritmo. E Stanis interpreta addirittura... Gesù

Tante call, una piattaforma Usa da soddisfare, algoritmi e codici comportamentali: BORIS IV tiene conto del tempo che passa. Era inevitabile. A dodici anni dalla terza stagione e a undici dal film, i due episodi presentati ieri alla Festa di Roma (la serie sarà distribuita interamente su Disney + a partire da mercoledì 26) in una sala strapiena di giovani mostrano tradizione e innovazione.

Nata nel 2007 dalla penna dello scomparso, e molto compianto, Mattia Torre, autore con Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, la serie di culto conferma tutti i protagonisti storici: il regista vessato Renè (Francesco Pannofino), l’egocentrico primo attore Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti) e la sopravvalutata Corinna (Carolina Crescentini, la «Cagna maledetta!», il tormentone da meme), lo strafottente fonico Biascica (Paolo Calabresi), il serafico direttore della fotografia Duccio (l’attore messinese Ninni Bruschetta) e in generale tutta la troupe dell’immaginaria fiction “medical” di infima qualità “Gli occhi del cuore”.

Questa volta però quello che il regista René Ferretti è stato chiamato a girare è un peplum sulla Vita di Gesù con Stanis La Rochelle, interprete – a cinquant’anni suonati – del trentenne Cristo. A commissionare la serie non è più poi la solita tv generalista, ma una piattaforma internazionale con le sue regole di inclusione, il politicamente corretto e la dittatura dell’algoritmo.

Dice Luca Vendrusco, uno dei registi: «Essendo Boris un gruppo di personaggi legati alla realtà, questa serie non poteva sottrarsi a quello che nel frattempo è successo nel mondo dell’intrattenimento». Gli fa eco il coregista Giacomo Ciarrapico: «Abbiamo cercato di cambiare tutto per non cambiare nulla, una soluzione gattopardesca». Fa notare invece il produttore Lorenzo Mieli: «Era un rischio riuscire ad essere graffianti e fare satira nello stesso contenitore su cui si va in onda, ma abbiamo avuto la massima libertà di critica alla piattaforma». «Siano stati a lungo sospesi tra la voglia di preservare un gioiello e quella di ripartire. In questi lunghi anni aveva prevalso la voglia di preservare, poi sono successe delle cose vere, ci hanno fatto capire che era il momento di tornare – ha continuato – Boris è in andato in onda sulle piattaforme, la mancanza di Mattia Torre ci ha spinto a volerlo fare per lui».

Mentre Pannofino, che ha partecipato in collegamento remoto, sottolinea: «Il graffio, l’intelligenza, il prendere in giro anche la propria casa fa parte di Boris».
«Gli ammonimenti su cosa non si può più fare o dire mandano il mio Biascica in tilt, fa parte della tenerezza dei personaggi». Lo dice Paolo Calabresi, l’attore che con il suo sboccato tecnico delle luci è quello che ha strappato più risate durante la proiezione. È il più provato dal corso di codice comportamentale voluto dalla piattaforma, che impone di sostituire le desinenze maschili e femminili con il più neutro «u», da lui interpretato con un «ammerdu!» al posto del suo tormentone. Non solo: Biascica annaspa anche rispetto alla novità del mezzo televisivo: «Non ha ancora capito cosa è la piattaforma, pensa a figure geometriche», ha spiegato Calabresi. Perché se nelle prime tre stagioni i personaggi erano maestri della tv generalista adesso devono confrontarsi con algoritmi e affini. Lo ha sintetizzato bene Caterina Guzzanti: «Ora siamo dei boomer che arrancano davanti alla tecnologia...».

Nel cast alcune new entry e molti interpreti delle passate stagioni: da Valerio Aprea a Caterina e Corrado Guzzanti, da Edoardo Pesce a Andrea Purgatori, da Giorgio Tirabassi a Nina Torresi.

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