Venerdì 15 Novembre 2024

Dell'Aquila da Mesagne vola sul gradino più alto: d'oro sul tatami e fuori. Che bel gesto in finale!

Dell’Acqua abbraccia il tunisino
 
 
 
 
 
 

Il primo oro non si scorda mai. Se poi si inizia a familiarizzare con il metallo più prezioso in occasione di una Olimpiade, anche le divinità greche che hanno sempre protetto i Giochi possono inchinarsi. Vito dell'Aquila da Mesagne ha le stimmate del campione e le ha mostrata all'ombra della bandiera del Sol Levante. Vittoria nella gara di taekwondo - con tanto di impresa in rimonta negli ultimi 18 secondi di gloria - e... vittoria anche nel post, quando si inginocchiato - lui - al fianco del suo avversario e lo ha stretto in un abbraccio consolatorio. Come a dire: “Al tuo posto stavo per esserci io”. Non un gesto a favore di telecamere o di pubblico (che tra l'altro non è presente a Tokyo) ma spontaneo, partito dal cuore e arrivato dappertutto. Il tunisino Mohamed Khalil Jendoubi si cruccerà per tutta la vita di non aver centrato l'oro, ma allo stesso tempo ricorderà un ragazzo di 20 anni che prima lo ha battuto e poi si è piazzato al suo fianco cingendolo in modo sincero. Anche questo ricorderà.

Festa grande a Mesagne

Festa grande all’esterno della palestra New Marzial di Mesagne (Brindisi) da dove proviene e dove si allena da quand’era bambino Vito Dell’Aquila, oro olimpico di Taekwondo a Tokyo 2000. Amici e tifosi stanno festeggiando al grido «Vito, Vito...» e poi «C'è un solo maestro, un solo maestro...». Il padre e la madre di Vito esibiscono una grande bandiera tricolore. «Sono molto soddisfatta, si lascia sfuggire la mamma durante la diretta Facebook di Qui Mesagne.

La gioia di mamma Maria

Mamma Maria in lacrime di gioia, perché il suo Vito ad otto secondi dalla fine ha sferrato il colpo decisivo, conquistando la medaglia d’oro nei - 58 kg del taekwondo battendo in rimonta l’agguerrito tunisino Jendoubi per 16-12. «Tra pochi minuti inizia la finale olimpica che vede gareggiare il nostro concittadino Vito Dell’Aquila contro il rappresentante della delegazione tunisina. Emozionato e molto felice di vivere questo momento insieme al maestro Baglivo e con il padre del nostro campione. Forza Vito, spacca tutto», aveva postato il sindaco di Mesagne (Brindisi), Toni Matarrelli all’inizio della gara, quando casa Dell’Aquila era chiusa e ci si era trasferiti tutti nella palestra del maestro Roberto Baglivo che ad otto anni ha preso Vito sotto le sua ali di maestro di campioni olimpici (prima di Vito Dell’Aquila, Carlo Molfetta medaglia d’oro a Londra). E lì, a pochi secondi dall’inizio, col pollice in alto in prima fila proprio il sindaco, il maestro Roberto Baglivo e papà Leonzio. Tutti in silenzio alla fine del primo round (5-2), «ma Vito c'è», dicevano i presenti. Ed infatti, i volti, due minuti dopo, erano già più sereni: «9-8, visto che ce la può fare?», diceva Antonio Di Levrano, responsabile del «Comitato quartiere Papa Sisto», il quartiere dove vive la famiglia Dell’Aquila. E poi gli interminabili due minuti finali, con il pari a 1' dalla fine, il vantaggio del tunisino ed il colpo decisivo ad 8» dalla fine, con l’esplosione di gioia incontenibile dei presenti subito fuori sulla piazzetta di via Marconi antistante la palestra: papà Leonzio Dell’Aquila è avvolto dalla bandiera italiana, con la moglie Maria Pasana Dinoi, il maestro Roberto Baglivo e l’altro figlio della coppia, Cosimo, anch’egli atleta di taekwondo di valore, cresciuto all’ombra del fratello campione, ora medaglia d’oro olimpica a Tokyo.

La dedica al nonno che “guarda da lassù

«Questo oro è dedicato a mio nonno, che non c'è più da un mese e stasera mi guardava da lassù: ero certo che avrei vinto. Diceva sempre 'Vite vince, Vito vince, vedrete'. Io ero scettico, e invece aveva ragione lui": sono le prime parole di Dell’Aquila, dopo aver vinto l'oro.

“Vaccinatevi”

«Mi sono vaccinato dal Covid per venire a Tokyo a prendermi un oro olimpico. Sono sincero, io avevo un motivo in più. Ma aderisco molto volentieri alla campagna lanciata dal presidente del Coni, Malagò, per promuovere la vaccinazione: è giusto che lo facciano tutti».    

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