Hafnaoui chi? L’oro che non t'aspetti, quello dello «sconosciuto» che arriva da un Paese, la Tunisia, che in tutta la sua storia ne aveva vinti appena quattro prima di lui, di cui due marcati dal suo illustre predecessore in acqua, Oussama Mellouli, idolo fin da quando a 12 anni ha iniziato a nuotare. «Quando ho toccato la piastra e sono uscito dall’acqua, non ci credevo neanche io», dice dopo aver vinto a Tokyo i 400 stile. E a riprova che non dice per finta, sul podio si è presentato non con la tuta ufficiale, che evidentemente non aveva preparato, ma in t-shirt e pantaloncini, prima di prendere la medaglia e piangere. Non si allena negli States, assicurano gli esperti che compulsano vigorosamente gli annali della Fina per capire da dove viene, cosa ha fatto, come nasce questo neocampione olimpico di 18 anni che in passato aveva gareggiato anche nella 10 chilometri e qui a Tokyo ha migliorato il suo tempo sulla distanza molto più breve, in vasca, di quasi tre secondi. Poi si scopre che si allena a Tunisi, capitale di un paese di 11 milioni e mezzo di abitanti, e pochi praticanti di nuoto, e che allo sport lo ha avviato il padre, ex nazionale di basket. Del coach, nessuna notizia. Perfino il sito delle Olimpiadi, nel raccontarlo, si aggrappa a una foto che lo ritrae bambino. Ora che è olimpionico, però, negli Usa Hafnaoui sogna di andare, "per studiare in un college, non so ancora quale». Nella vasca di Tokyo la finale dei 400 non è solo quella della grande delusione di Gabriele Detti, ma anche quella dell’estasi tunisina con Ahmed Hafnaoui che mette in riga tutti anche se con un tempo tutt'altro che irresistibile di 3.43.36. Alle sue spalle finiscono i due australiani Jack McLoughlin in 3.43.52 e lo statunitense Kieran Smith in 3.43.94. «Sono sorpreso anche io ovviamente, non me lo aspettavo e per questo sono davvero felice. Non potevo davvero immaginarlo, esco da questa vasca da campione olimpico. Ma è realtà. Ora devo lavorare per migliorare ancora», confessa a un capannello di cronisti per lo più suoi connazionali. Al termine di un’impresa che il diciannovenne tunisino ha costruito 50 dopo 50, spingendo come un forsennato a tutta velocità nonostante partisse con l’ottavo tempo di qualifica. Il più lesto a cogliere l’occasione olimpica, quello che lo stesso Detti non è riuscito a carpire forse anche per mancanza di quella 'famè agonistica che ti porta a dare qualcosa in più quando conta. Anche se sei uno sconosciuto, come lo stesso nuotatore italiano ha alluso a fine gara senza neanche ricordare il nome: «Complimenti al ragazzo tunisino - le parole del livornese - un 2002 che non avevo mai visto né sentito. Ma è il nuovo campione olimpico quindi tanto di cappello». Più veloce anche di se stesso, visto che Ahmed due anni fa si era ripromesso di puntare al suo primo oro a Parigi 2024: «All’inno tunisino ho pianto, e ho pensato che quest’oro è per tutta la Tunisia. Adesso che farò? Andrò a studiare negli Stati Uniti all’università, dove non so ancora - ha concluso in un inglese stentato in conferenza stampa - Dipende dai miei risultati il prossimo anno».
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