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Corte Ue, andava inclusa anche l'Iva nei Fondi regionali per la banda ultralarga

BRUXELLES - Nei contributi del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) all'Italia a sostegno di alcuni progetti regionali per la banda ultra larga nelle aree bianche andava inclusa anche l'Iva. Lo ha deciso oggi la Corte europea, annullando così una decisione della Commissione Ue che nel 2019 aveva approvato il contributo finanziario da parte del fondo per oltre 9 milioni di euro, escludendo però dal finanziamento il maggior importo dovuto per l'imposta. All'epoca, il ministero dello Sviluppo economico italiano aveva incaricato Infratel Italia SpA di selezionare uno o più concessionari per la rete internet ad altissima velocità, la cui scelta era poi caduta su Open Fiber SpA.

La Commissione aveva ritenuto che l'Iva esposta dal ministero dello Sviluppo economico non costituisse un onere economico per il beneficiario, trattandosi di costo recuperabile. È per questo che la Repubblica italiana si è rivolta al Tribunale Ue, che oggi ha accolto il ricorso ribaltando la decisione di tre anni fa: "La decisione di esecuzione finale della Commissione, del 3 aprile 2019, che approva il contributo finanziario al 'Grande Progetto Nazionale Banda Ultra Larga - Aree Bianche'", in diverse regioni italiane, "è annullata nella parte in cui essa esclude dal finanziamento dell'Unione europea le spese sostenute dal beneficiario a titolo di imposta sul valore aggiunto", afferma la sentenza. In sintesi, argomenta la corte, l'onere dell'Iva sui costi di costruzione era in capo ai beneficiari del Fondo europeo, e non a Infratel, come ritenuto dalla Commissione per motivare l'esclusione dell'imposta dai finanziamenti.

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