Dopo 10 anni alla guida della Nato Jens Stoltenberg ha ceduto il posto a Mark Rutte. Sulla carta non cambierà nulla (come giustamente ha sottolineato il Cremlino: "non ci aspettiamo mutamenti nella postura di base") ma, sotto traccia, l'olandese potrebbe apportare una ventata di freschezza, dopo una decade di gestione alquanto verticistica del norvegese. Che, con grande onestà, confessava apertamente come il ruolo di segretario generale sia "più segretario che generale".
Detto questo, Rutte viene da uno dei sei Paesi fondatori dell'Unione Europea - la Norvegia non fa parte dell'Ue - ed ha una conoscenza profonda dei meccanismi che la governano. Non è un dettaglio da poco. La Commissione entrante ha definito la difesa e la sicurezza come una delle priorità dei prossimi cinque anni e un buon coordinamento con la Nato sarà essenziale per raggiungere gli obiettivi prefissati. Qualche frizione già c'è. Il concetto di "autonomia strategica" - avanzato in primis dalla Francia - viene visto con un certo fastidio al quartier generale dell'Alleanza. "Suggerisce l'ipotesi che l'Europa possa fare a meno degli Usa ma non è così", commenta un alto funzionario Nato. "Sarebbe più onesto parlare di autonomia operativa". Ecco, Rutte potrebbe essere un ottimo fluidificatore.
Nel corso della sua prima conferenza stampa da segretario generale ha messo sul tavolo diversi concetti chiave. Vediamoli.
LE PRIORITA' -- "Assicurarci di avere le capacità per proteggerci da qualsiasi minaccia, sostenere l'Ucraina nella lotta contro l'aggressione russa e affrontare le crescenti sfide globali alla sicurezza euro-atlantica", anche attraverso "partnership internazionali".
L'UCRAINA -- "Sostenere l'Ucraina è la cosa giusta da fare. Ed è anche un investimento nella nostra sicurezza. Perché un'Ucraina indipendente e democratica è fondamentale per la pace e la stabilità in Europa". Rutte ha però parlato anche di "prevenire la stanchezza" da parte degli alleati nel sostenere Kiev. E ha detto chiaramente che la decisione se permettere o meno di usare le armi a lungo raggio per colpire obiettivi militari in Russia - sulla questione, personalmente, è "d'accordo" - resta nelle mani "dei singoli alleati".
"Se mi chiedete qual è la situazione ora, sul campo di battaglia, è chiaro che non è facile. È difficile. Da una parte c'è l'esercito ucraino che, come sapete, mantiene una parte della regione di Kursk in Russia. Ma abbiamo anche visto le forze russe compiere alcuni limitati guadagni sul campo di battaglia quest'anno. Ma questi progressi, non dimentichiamolo, sono stati costosi: secondo le stime più recenti che ricevo, e probabilmente anche voi, le perdite russe ammontano a circa 1.000 morti o feriti al giorno, che si aggiungono ai 500.000 già uccisi o feriti".
"La prima domanda è se il sostegno all'Ucraina continuerà, sia da parte europea che da parte statunitense. Sono assolutamente ottimista al riguardo, perché tutti coloro con cui parlo in America, sia da parte repubblicana che democratica, ma anche qui in Europa, capiscono che se la Russia vincesse in Ucraina, se Putin ottenesse ciò che vuole, ciò significherebbe in ultima analisi una situazione di sicurezza molto più difficile da gestire per noi".
DONALD TRUMP -- "Non sono preoccupato per le elezioni americane. Ho lavorato con Donald Trump per quattro anni. E ho avuto colloqui stretti con Kamala Harris. Li rispetto entrambi moltissimo. E se prendiamo ad esempio il Presidente Trump, grazie a lui abbiamo aumentato la spesa per la difesa. Ma anche ciò che ha detto sulla Cina è ora di dominio comune, credo da molti di noi. Aveva ragione su Pechino".
LE MINACCE DI PUTIN -- "Lasciatelo parlare del suo arsenale nucleare. Vuole che anche noi discutiamo del suo arsenale nucleare. E io penso che non dovremmo farlo. Dovremmo solo riconoscere il fatto che chiaramente non c'è una minaccia imminente di utilizzo di armi nucleari, e questo è importante e, in generale, non solo sul nucleare, se si cedesse alle minacce di Putin, si creerebbe un precedente secondo cui l'uso della forza militare permette a un Paese di ottenere ciò che vuole. E noi non possiamo permetterlo".
LA DIFESA E LA DETERRENZA -- "Abbiamo bisogno di forze più numerose e meglio equipaggiate, di un'industria della difesa transatlantica più solida, di una maggiore capacità di produzione, di maggiori investimenti nell'innovazione e di catene di approvvigionamento sicure. E uno dei temi su cui vorrei davvero soffermarmi è quello dell'industria e di come coinvolgerla per far sì che le grandi aziende del settore della difesa facciano più turni, lavorino su cinque o sei turni durante la settimana, compresi i fine settimana, per produrre ciò di cui abbiamo bisogno in termini di missili e tutto il resto".
LA CINA -- "Pechino sostiene la brutale guerra di aggressione della Russia. Perché sostenete la Russia, perché fornite la microelettronica, perché fornite le materie prime, l'elusione delle sanzioni, i beni a duplice uso in generale? Tutto questo deve finire.
LA SPONDA SUD -- "Sono molto felice che Jens Stoltenberg abbia nominato un rappresentante speciale per il vicinato meridionale e la scorsa settimana ho avuto l'opportunità di avere colloqui approfonditi su questo tema: Penso che ci siano ampie opportunità per lavorare insieme più da vicino e dobbiamo svilupparle nei prossimi mesi".
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