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I costi della mancata coesione, dalla guerra alla pandemia

BRUXELLES - "In Europa e nel resto del mondo, dobbiamo fare i conti con lo shock sociale ed economico della pandemia e la deplorevole invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Entrambe le crisi - la pandemia e questa guerra violenta - ci hanno colto di sorpresa", mettendo in luce "le nostre debolezze" e "i pesanti costi della non coesione".

Così il presidente del Comitato delle Regioni, Apostolos Tzitzikostas, intervenendo alla conferenza 'From Espon 2020 to Espon 2030', dedicata ai venti anni di attività del programma di studi europeo, specializzato in analisi territoriali. "Non possiamo accettare ulteriori ritardi nell'approfondimento dell'integrazione nell'Ue, né alcun miope rifiuto di obiettivi, mezzi e strategie condivisi", ha proseguito Tzitzikostas, sottolineando il ruolo fondamentale della politica di coesione nella gestione dell'emergenza sanitaria e della guerra in Ucraina, con le sue implicazioni sul piano economico, dell'accoglienza dei profughi e della riduzione della dipendenza economica ed energetica dalla Russia. In questa prospettiva, "la cooperazione tra Espon ed il Comitato europeo delle regioni è una risorsa strategica" a livello europeo, nazionale e locale, ha spiegato Tzitzikostas, ricordando l'importanza delle analisi Espon sull'"impatto territoriale delle crisi e delle politiche", allo scopo di orientare "gli investimenti e le strategie dell'Ue" e di "definire i migliori strumenti possibili per affrontare le sfide emergenti".

Sulla stessa lunghezza d'onda, la commissaria europea per la Coesione, Elisa Ferreira, che nel suo intervento ha sottolineato l'importanza della politica di coesione non solo all'interno dell'Ue, ma anche per "i paesi vicini". Per la commissaria, questa politica, che si riteneva a torto uno strumento del passato, "è più necessaria che mai come principio globale dell'integrazione europea" e come "come livellatore per correggere le asimmetrie", ma anche per garantire "il funzionamento del mercato interno" e "la transizione verde e digitale" nelle regioni dell'Ue. Le crisi, dalla pandemia alla guerra, "possono fermare o persino rovesciare la macchina della convergenza" ha puntualizzato Ferreira, avvertendo che "non è possibile avere una piena democrazia, una visione convergente in Ue e solidarietà se ci sono fratture nello sviluppo".

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