BRUXELLES - "Il fumetto sul processo di Budapest a Ilaria Salis è un prodotto collettivo: io sono l'autore ma è stato fatto anche grazie a un collettivo, abbiamo deciso di pubblicarlo su l'Internazionale in modo da aggiornarlo man mano che andava avanti il processo, sino alle elezioni". Lo ha detto Zerocalcare, pseudonimo del fumettista Michele Rech, a fianco di Ilaria Salis, parlando del suo fumetto dedicato al processo dal titolo "Questa notte non sarà breve", durante l''evento del gruppo Left "criminalizzazione dell'antifascismo: approfondimenti dal caso di Budapest e strategie di resistenza".
L'obiettivo era accendere i fari sulla sua vicenda, per mostrare come veniva violata la civiltà giuridica europea, a partire da ogni principio di innocenza", ha detto. "Sulla stampa ungherese Ilaria era già una criminale, era condannata ancor prima di una sentenza, e poi era importante riferire all'Italia la sproporzione della pena, 25 anni di carcere", ha aggiunto il fumettista. "Poi abbiamo raccontato l'udienza, quando ci siamo trovati di fronte a quelli che pensavamo fossero agenti in borghese che identificavano tutte le persone presenti tra il pubblico, ma nessuno di loro era un poliziotto: erano tutti militanti di estrema destra, nell'assoluta indifferenza delle autorità", ha proseguito nel suo intervento.
"Non è possibile immaginare un processo equo in un contesto di assoluta complicità tra polizia e neonazisti, in Italia c'è stata grande solidarietà, una ondata positiva che ha portato alla elezione di Ilaria Salis, ma ci sono state anche reazioni negative da parte di chi, anche persone vicine a noi, per venti anni ha detto che Berlusconi doveva andare in galera, e che bisognasse buttare la chiave", ha incalzato. "Mondi che hanno dimenticato che il carcere è una organizzazione classista, le cui vittime spesso non hanno accesso ai domiciliari perchè poveri, senza casa, senza lavoro", ha sottolineato il disegnatore. "Molti pensano che le condizioni di vita in carcere siano inaccettabili solo se uno è innocente, se uno è colpevole invece si merita tutto: si tratta di una battaglia culturale da affrontare".
"L'Unione europea e i Paesi membri devono cominciare a prendersi la responsabilità rispetto a quello che sta succedendo in Ungheria, anche rispetto alla possibilità che alcuni antifascisti arrestati in Europa possano essere estradati in uno stato come l'Ungheria che non rispetta nessuna norma di un processo equo", ha detto in un punto stampa l'artista prima dell'evento.
"In Ungheria è evidente che si svolge un processo politico che prevede pene sproporzionate, motivate unicamente per ragioni politiche: nelle stesse giornate in cui è stata arrestata Ilaria Salis anche altre persone di segno politico opposto sono state arrestate per aggressioni e poi scarcerate, invece gli antifascisti restano perseguitati con il rischio di 25 anni di carcere", ha evidenziato.
"Oltre a Ilaria Salis, che rischia di avere l'immunità revocata e il possibile ritorno in carcere in Ungheria, ci sono attualmente degli antifascisti tedeschi detenuti in Ungheria per lo stesso processo, altri nelle carceri tedesche in attesa di estradizione, ultimo in senso temporale Gino, cittadino italiano senza cittadinanza, cresciuto in Italia ma di cittadinanza albanese, arrestato in Francia anche lui in attesa di estradizione", ha detto ancora continuando il suo appello.
"Penso che sia evidente il fatto che nel corso degli ultimi anni questioni che sembravano archiviate dalla storia, come quelle identitarie e nazionaliste, e vere e proprie nostalgie di fascismo si riaffacciano in Europa", ha affermato dopo essere stato interrogato sul quadro politico al Parlamento europeo. "Nel Parlamento europeo ci sono formazioni che strizzano gli occhi a quel periodo storico", ha detto concludendo.
Per Salis è il momento di "fermare le estradizioni dei cittadini europei in Ungheria". "È chiaro che non si cerca la giustizia ma solo vendetta politica", ha detto durante una conferenza stampa al Parlamento europeo dedicata ai casi di Rexino "Gino" Abazaj, di Maja T. e degli antifascisti, "perseguitati in Europa per le loro idee dal governo di Orban".
"Io stessa ho trascorso oltre 13 mesi in prigione in Ungheria, un incubo terminato solo grazie alla mia elezione", ha detto. "Contro di me è stata orchestrata una campagna d'odio: sebbene in processo non abbia raggiunto il primo grado, sono stata considerata comunque colpevole per le mie idee dalle forze politiche e dal governo ungherese", ha detto l'eurodeputata, che ha dichiarato di essersi attivata "per Gino, cittadino albanese". L'uomo è stato arrestato in Francia e rischia di essere estradato in Ungheria. "Noi siamo qui per chiedere che non accada", ha detto.
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