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Calaiò, io sempre corretto

ROMA, 9 AGO - "Dispiace sia stato infangato il mio
nome e quello della mia famiglia per dei messaggi, non ho mai
pensato di mandare messaggi per un secondo fine. Lo giuro sui
miei figli, io sono una persona corretta, sono sempre stato un
esempio per i giovani per la mia professionalità". È lo sfogo di
Emanuele Calaiò innanzi ai giudici della Corte d'appello
federale della Figc nell'udienza di 2/o grado sul caso dei
messaggini inviati dall'attaccante, condannato in 1/o grado a
2 anni di squalifica, a dei suoi ex compagni di squadra allo
Spezia. "Speravo di non dover arrivare a questo punto per
difendermi da una cosa che non ho mai fatto - prosegue Calaiò -
Vorrei finire la mia carriera come l'ho iniziata,
professionalmente, correttamente e con la limpidezza che mi ha
sempre contraddistinto. Se avessi voluto alterare una partita,
sicuramente non lo avrei fatto con Whatsapp ma da Parma a La
Spezia sono un'ora di macchina e sarei andato lì di persona
Voglio uscire pulito da questa situazione".

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