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Violenza contro le donne, i percorsi del 'dopo', reiserimento e autonomia economica

Il 31,5% delle donne di età compresa fra i 17 ed i 65 anni ha subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita, eppure solo il 12,2% ha denunciato (Fonte: ISTAT, 2014). Sono dati allarmanti e persino al ribasso, che dimostrano quanto sia difficile per le donne che hanno subito violenza trovare la forza per uscire dalla spirale. A chi si domanda 'perchè dopo tanto tempo si sta trovando il coraggio di denunciare", un gruppo di attiviste americane hanno risposto con questo video 'istruttivo' - qui

“Ogni giorno ci troviamo ad affrontare forme di violenza fisica e psicologica sempre nuove con il coraggio e l’impegno di tutte le nostre operatrici e con la forza che nasce dalla volontà di reagire per accompagnare le donne vittime di maltrattamenti verso un percorso di vita nuovo, fatto di auto-affermazione e di libertà dalla violenza”, spiega Lella Palladino, Presidente di D.I.RE. Donne in Rete contro la violenza.

Il dopo, il reinserimento sociale è un obiettivo di D.I.RE che promuove progetti dedicati a questo. La prima associazione italiana a carattere nazionale di centri antiviolenza non istituzionali gestiti da associazioni femminili è nata allo scopo di costruire una azione politica nazionale che, partendo dall’esperienza maturata nelle diverse realtà locali, promuova azioni volte ad innescare un cambiamento culturale di trasformazione della società italiana nei riguardi del fenomeno della violenza maschile sulle donne.

Dopo due anni di lavoro, 57 Associazioni hanno redatto la “Carta della Rete Nazionale dei Centri antiviolenza e delle Case delle donne” documento politico che ha preceduto l’elaborazione dello statuto. Oggi, l’associazione nazionale D.i.R.e. raccoglie dentro un unico progetto politico 77 Centri Antiviolenza e le Case delle Donne che in oltre vent’anni di attività hanno dato voce, sul territorio nazionale, a saperi e studi sul tema della violenza alle donne, supportando migliaia di donne ad uscire insieme ai propri figli/e dalla violenza e a conquistare la libertà.
http://www.direcontrolaviolenza.it/ 

I centri antiviolenza sono determinanti nella delicatissima fase di passaggio verso la presa di coscienza della violenza e la possibilità di denunciare e ricominciare. “I centri antiviolenza, quelli privati e gestiti da organizzazioni indipendenti di donne, che lavorano adottando la metodologia della relazione tra donne nel pieno rispetto dell’anonimato e della riservatezza, hanno un ruolo centrale e determinante non solo perché sostengono i singoli percorsi di uscita dalla violenza, ma anche perché rappresentano spazi di libertà e di autonomia il cui obiettivo generale è quello di attivare processi di trasformazione culturale che incidano sulle dinamiche strutturali da cui origina la violenza maschile contro le donne”, ha spiegato Lella Palladino, intervenendo ad ottobre in un convegno internazionale a Rimini  su come “Affrontare la violenza sulle donne”, organizzato dal Centro Studi Erickson di Trento.Korian Italia, azienda che lavora nell'ambito dell'omonimo network europeo di case di cura, cliniche specializzate, appartamenti protetti, cure ospedaliere e servizi di assistenza domiciliare, disponendo in totale di 715 strutture,  sostiene i progetti dell'associazione, "Siamo convinte che la violenza si può e si deve vincere, anche grazie a progetti come questo, che restituiscono alle donne la loro dignità di persone e di professioniste”.  La nostra è un'azienda di donne per le donne  - ha commentato Mariuccia Rossini, Presidente di Korian in Italia - “L’80% dei nostri operatori e dei nostri ospiti sono donne e la sensibilità che caratterizza l’anima femminile della nostra azienda è il nostro vero motore. Anche per questo continuiamo a difendere con determinazione l’identità e la libertà delle donne in famiglia, nel lavoro e in ogni ambito di espressione della loro individualità e del loro talento”.

Nel corso del 2017 Korian ha contribuito alla realizzazione di quattro progetti formativi e di ricollocazione professionale in favore delle donne che hanno subito violenza. I progetti professionalizzanti si sono inseriti in un’ottica di auto-affermazione e di reinserimento sociale delle donne che hanno vissuto situazioni di violenza, con l’obiettivo di restituire loro libertà, autostima e autonomia, anche economica. Le partecipanti ai corsi sono state donne provenienti da alcune delle aree con maggiori criticità socio-economiche e maggior chiusura del mercato del lavoro, quali Campania, Calabria, e Sicilia.

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