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Elio Germano 'prof' nelle terre del sisma

di Daniela Giammusso

"Credo che uno strumento del genere sarebbe piaciuto a Stanley Kubrick. Ne sarebbe rimasto molto incuriosito. O forse no, magari lo avrebbe odiato. Di certo è qualcosa di potentissimo, rivoluzionario. Non puoi voltarti dall'altra parte. Non c'è via di fuga". A parlare è Elio Germano, stella del cinema italiano d'autore (ma non solo), Palma d'oro a Cannes per La nostra vita, ora anche tutor d'eccezione e ''professore'' di realtà virtuale e aumentata per i 20 ragazzi di Storie dell'Appennino, il Laboratorio di Cinema documentario a 360 gradi organizzato nel cratere marchigiano dei territori colpiti dal sisma dal Corto Dorico Film Festival e dalla Scuola di Cinema Officine Mattoli, in collaborazione con Università degli Studi di Camerino e Consiglio regionale delle Marche.

Obiettivo, la realizzazione di 10 film brevi sulle Storie dell'Appennino, quest'anno sul tema dell'Immaginario, che apriranno domani il calendario del Corto Dorico Film Festival: oltre 40 appuntamenti con film, concerti, incontri e installazioni, fino al 9 dicembre tra Ancona e Camerino, e l'anteprima mondiale del documentario sul film 'A ciambra' agli Oscar. "L'idea del laboratorio - racconta Germano all'ANSA - è nata dopo l'esperienza di No borders", il primo documentario italiano in realtà virtuale, di cui era protagonista, con la regia di Haider Rashid, presentato al Festival di Venezia 2016. "Io professore? Diciamo che solo in Italia sono considerato ancora un 'giovane'", sorride Germano, in queste settimane impegnato anche a teatro, in coppia con Teho Teardo in 'Viaggio al termine della notte' di Céline.

"Ho cercato di restituire a questi ragazzi la mia 'anzianità' - prosegue - e di condividere quell'esperienza tecnologica frutto di tentativi matti e disperati per No borders. La realtà virtuale è sicuramente nel futuro del cinema. Non è nemmeno particolarmente costosa, bastano telecamera e cavalletto. Ma in Italia il problema sta nelle distribuzione. E nel fatto che i visori sono destinati solo a specifici usi, come la PlayStation". Le potenzialità, invece, sono moltissime. "Alcuni ragazzi qui hanno scelto di usare la realtà virtuale e aumentata 'frontalmente', con interviste che grazie ai visori assumono una dimensione molto più intima - spiega - Altri, per ricostruzioni digitali grafiche in 3D con storie più libere in termini di linguaggio. La tecnologia è potente, sta alla sensibilità di chi la usa farne un arricchimento o una fregatura".

L'attore intanto al cinema tonerà nei prossimi mesi, protagonista per Daniele Lucchetti di 'Io sono Tempesta', con Marco Giallini riccone destinato ai servizi sociali, e Germano capo-bullo della comunità di recupero. E poi accanto ad Alba Rohrwacher in 'Troppa grazia', un "film mattacchione", dice, di Gianni Zanasi. "Certo - conclude Germano - nel laboratorio sono nate anche storie sul terremoto. Racconti sul lato umano, più che sulle polemiche. D'altronde in queste terre il sisma si vede dappertutto, anche solo nei segni che ha lasciato. Ma soprattutto qui è cambiato l'approccio della comunità, che è diventato di collaborazione e non di competizione. Si sono resi conto che vale molto di più aiutarsi che correre a realizzare il corto più bello".

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