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Boom di EV e ibridi plug in in Cina, ma con standard locali

ROMA - Il Salone di Pechino, che si è aperto in questi giorni, ha dato l'occasione agli addetti ai lavori di fare il punto sull'evoluzione del mercato cinese dei veicoli elettrici che, va ricordato, sono uno degli elementi centrali del piano Made in China 2025 (MiC2025) che il Governo centrale ha varato nel maggio del 2015. Secondo questa pianificazione ad ampio raggio, la Cina punta a diventare alla scadenza indicata il leader mondiale nel settore delle auto elettriche e ibride con 7 milioni di unità prodotte, con una componente maggioritaria (70% nel 2020, per salire all'80% nel 2025) di auto fabbricate in Cina. Il piano MiC2025 - va ricordato - prevede anche una precisa road map, con un 10% di immatricolazioni di Ev e ibride 'obbligatorie' nel 10% e del 12% nel 2020 e persino penalità per il non rispetto di questi obiettivi. Non stupisce, quindi, che nei primi 3 mesi del 2018 il mercato cinese dei modelli elettrici ed elettrificati abbia fatto segnare un vero boom: 122.000 unità complessive di cui 79.500 Ev e 37.380 ibridi plug-in, cioè il 136% in più rispetto allo stesso periodo del 2017. Come segnala il sito specializzato francese Autoactu, nei primi dieci posti della classifica 'elettrica' cinese si trovano nomi che solo in pochi casi sono noti al mondo occidentale: BYD, BAIC, SAIC, JAC, Chery, Hawtai, Zhidou, JMC, Geely e Zotye. Nella classifica dei primi venti Ev venduti in quel mercato compare solo un modello non cinese, la Tesla Model X che nel primo trimestre ha totalizzato 1.500 immatricolazioni. Con un mercato odierno negli Stati Uniti di 200mila unità tra elettriche e ibride plug-in e che è proiettato a fine 2018 a quota 400mila, mentre quello cinese si colloca rispettivamente a 400mila e 1milione di unità, risulta evidente - fa notare Autoactu - che questa forte differenza si basa anche su standard costruttivi e qualitativi ben diversi rispetto al mondo occidentale, con un prezzo medio delle auto elettriche vendute in Cina che si colloca tra 80.000 e 100.000 yuan, cioè 10-13mila euro. Un 'gap' legato soprattutto alla tipologia e al costo delle batterie, che in prospettiva diventeranno ancora meno costose.

In questa direzione va la creazione da parte di Contemporary Amerex Technology Ltd (CATL) di uno stabilimento per produrre batterie agli ioni di litio con un investimento di 1,3 miliardi di dollari. La nuova fabbrica avrà una capacità produttiva superiore a quelli di Tesla e potrà soddisfare, con livelli qualitativi specifici, anche le richieste per la produzione locale di Audi, Nissan e GM. Per alimentare questa filiera e garantire le forniture di cobalto e litio, la China Molybdenum Co si è rafforzata e già nel 2016 - prendendo il controllo della Tenke Fungurume nella Repubblica Democratica del Congo - è diventata il secondo operatore nell'ambito dell'estrazione del cobalto dopo Glencore Plc. E la stessa Glencore Plc ha annunciato che nel 2018 fornirà un terzo del minerale estratto ad un'altra aziende cinese del settore batterie, la GEM Co.

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