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Il passante di Mestre ha 10 anni

Il Passante di Mestre, l'opera che ha rivoluzionato la mobilità del Nordest, compie 10 anni: l'8 febbraio 2009 entrava ufficialmente in esercizio il tratto autostradale lungo 32,3 chilometri, da Pianiga a Quarto d'Altino, che ha permesso di bypassare il vecchio tratto urbano della A4, poi ridenominata A57-Tangenziale di Mestre. Grazie all'opera sono stati praticamente azzerati gli incolonnamenti, pressoché quotidiani, lungo il vecchio tratto urbano della A4, dimezzati i tempi di percorrenza, migliorato di gran lunga anche l'aspetto ambientale attorno al nodo di Mestre, con oltre 220 milioni di veicoli "tolti" dal tratto autostradale urbano in 10 anni. Nell'ultimo anno di esercizio, il Passante di Mestre ha registrato 25.821.204 transiti di veicoli (18.380.564 leggeri, 7.440.640 pesanti), con una media di circa 71.000 veicoli al giorno, di cui più di 20.000 pesanti. Dal giorno dell'apertura al 31 dicembre scorso sono stati 220.196.815 i veicoli che hanno percorso il Passante nelle due carreggiate. "I dati sui flussi di traffico - afferma la presidente di Cav Luisa Serato - mostrano chiaramente come quella del Passante di Mestre sia una sfida vinta e gli effetti positivi per il territorio siano sotto gli occhi di tutti. La sfida, da qui in avanti, è implementare l'opera di mitigazione ambientale del Passante, che inevitabilmente ha segnato i territori attraversati". "Per farlo - aggiunge - stiamo approntando la miglior soluzione tecnico-giuridica che ci permetta di realizzare il Passante Verde 2.0: un progetto ambizioso che è molto più di una fascia boscata e che prevede la nascita di un polmone verde diffuso lungo tutto il tracciato, primo esempio di autostrada green in Italia". Finora, lungo il Passante, sono stati realizzati circa 128 ettari di aree verdi, con la messa a dimora di 15 mila arbusti e 34 mila alberature. L'obiettivo ora è coinvolgere i territori e i proprietari dei terreni per renderli partecipi della fase 2 del progetto: "con l'obiettivo - conclude Serato - di dimostrare che le opere volute e condivise si possono trasformare in benefici, non solo economici, per l'intera collettività".

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