La guerra al Diesel nel breve-medio periodo potrebbe fare male all'ambiente. A sottolineare questo pericolo sono i risultati di due studi presentati ieri sera e questa mattina a #ForumAutomotive, appuntamento periodico che riunisce i principali attori della filiera dell'industria dell'auto, a tema "Tradizione contro innovazione, lo scontro sui carburanti". Le due ricerche sono state realizzate rispettivamente dall'Unione Petrolifera italiana e da AlixPartners.
Nella prima, dal titolo "Lotta alle emissioni: Diesel da assolvere", è stato evidenziato come nei primi due mesi del 2019, con il calo delle vendite delle vetture a gasolio immatricolate dal 55,8% al 43,2% del totale, siano aumentate le emissioni di CO2 medie, passate da 112,8 a 121,5 g/km. "Per la loro riduzione e il miglioramento della qualità dell'aria - sottolineano da UP - è indispensabile il passaggio verso auto più efficienti e il Diesel è parte della soluzione e non la causa del problema. Dati alla mano, oggi l'utilizzo del Diesel di ultima generazione è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 previsti per il 2030, in modo socialmente ed economicamente sostenibile".
A sostegno della tesi pro-Diesel, viene sottolineato come "oggi un'auto a gasolio Euro 6 emette il 95% in meno di NOx rispetto a una 'Euro 0' e il 96% in meno di particolato rispetto a un veicolo Euro 1. Stessi progressi sono stati compiuti nel trasporto pesante, dove un motore Euro VI presenta emissioni 8 volte inferiori rispetto a uno omologato Euro III".
Eliminare i mezzi a gasolio, quindi, serve o no a migliorare la qualità dell'aria? A questa domanda l'analisi di UP fornisce due risposte: "sì, per quanto riguarda le vecchie alimentazioni; no, per quelle di nuova generazione. Le Diesel Euro 6D sono in grado di rispettare ampiamente i sempre più stringenti limiti sugli NOx. Lo stesso si può dire per il particolato allo scarico. L'utilizzo del Diesel - conclude l'analisi - è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 previsti per il 2030. Con il solo ricambio del parco auto con modelli più efficienti, senza escludere alcuna alimentazione, si otterrebbe infatti una riduzione della CO2 del 37%, oltre gli impegni assunti in sede europea".
Anche l'analisi di Alix Partners evidenzia come il calo delle vendite dei veicoli Diesel comporti un aumento del gap rispetto agli obiettivi di riduzione di CO2 "che saranno ancora più difficili da raggiungere per i produttori di auto, dal momento che i motori diesel (strutturalmente più efficienti dei benzina) emettono meno CO2 a parità di caratteristiche". Una soluzione, si spiega, sarà offerta dai veicoli elettrici e ibridi plug-in che però hanno costi di produzione e prezzi di vendita sensibilmente più elevati rispetto a quelli con motori a combustione. Secondo AlixPartners, comunque, "entro il 2025 le EV e le Phev saranno almeno il 20% delle vendite EU e rappresentano l'alternativa complessivamente più economica per ridurre le emissioni medie della flotta".
A conclusione del dibattito, il giornalista Pierluigi Bonora, fondatore e promotore di #ForumAutoMotive ha sottolineato: "L'automobilista che si accinge ad acquistare una vettura è disorientato, la confusione è totale, tanto che la stessa politica spesso arriva a confondere le emissioni inquinanti con quelle climalteranti e assume provvedimenti, senza consultare seriamente i diversi anelli della filiera, sulla base di posizioni spesso ideologiche che rischiano di generare effetti contrari a quelli cercati, come nel caso del provvedimento bonus-malus".
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