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Costo stop a benzina e diesel in Francia fino a 500 miliardi

ROMA - Il mondo politico francese, uno dei più determinati a cavalcare rapidamente la transizione verso la mobilità 100% elettrica, comincia ad avere dubbi sulla percorribilità di questa road map senza eccessive penalizzazioni per il Paese e la società in generale. Lo evidenziano le reazioni allo studio fatto realizzare all'Office Parlementaire d'Evaluation des Choix Scientifiques et Technologiques (OPECST). La fine delle auto puramente a benzina o diesel annunciata al traguardo del 2040 dal ministro Nicolas Hulot nel 2017 - si legge nel rapporto - potrebbe ''essere realizzata permettendo una forte riduzione delle emissioni di CO2, ma potrebbe avere un impatto di alcune centinaia di miliardi di euro (si parla addirittura di 500) per la collettività e le imprese nel corso dei prossimi 20 anni''.

I calcoli sono fatti sulla ipotesi che al traguardo del 2040 possano circolare in Francia 30-32 milioni di auto di cui 20 milioni di elettriche pure o fuel cell, 5 milioni di ibride non ricaricabili e 5 milioni di ibride plug-in. Per sostenere questo mutamento del parco circolante, gli esperti del Governo francese hanno ipotizzato il proseguimento dell'incentivo di 6.000 euro fino al 2030, più altri incentivi a seconda dell'evoluzione successiva dello scenario (a cui hanno lavorato il Commissariat à l'énergie atomique et aux énergies alternatives (CEA) e IFP Energies Nouvelles). Se il mercato spingerà sulle elettriche dovrà essere mantenuto il bonus di 6.000 euro, ma se la decisone sarà di incentivare le fuel cell a idrogeno si dovrà computare un contributo all'acquisto di 10.000 euro. E 6.000 euro sono l'ipotesi per uno scenario 'mediano'. Nel loro complesso i soli sostegni statali al ricambio del parco circolante potrebbero arrivare a 80-144 miliardi di euro. Lo studio valuta poi i costi delle infrastrutture, anche essere legate ai tre differenti scenari, e rappresentate dalle colonnine di ricarica e dalle stazioni di rifornimento per l'idrogeno e che incideranno fra 30,7 et 108 miliardi (32-108 per lo scenario pro-elettrico, 42-103,9 pro idrogeno e 30,7-100,8 ipotesi mediana). E' stato poi considerato il minore introito fiscale per il drastico calo delle vendite di benzina e gasolio. Ipotizzando un prezzo medio dei carburanti di 2,5 euro/litro nel 2040 come conseguenza di un raddoppio del prezzo a barile del petrolio, la progressiva sparizione della TICPE (Taxe Intérieure de Consommation sur les Produits Energétiques) che nel 2019 farà entrare nelle casse dello Stato francese 37,7 miliardi di euro, potrebbe portare nei prossimi 20 anni ad una perdita complessiva di almeno 90 miliardi di euro. Lo studio dell'OPECST avanza anche precise ipotesi sui benefici - a livello di decarbonizzazione - che potrebbero essere registrati nel 2040, con una riduzione 'a fattore 5' delle emissioni di CO2 generate dalle auto private, e indica in 80 miliardi di euro il potenziale miglioramento della bilancia dei pagamenti per minori importazioni di petrolio. Ma si fa notare che questo passaggio dal termico all'elettrico (anche come fuel cell) comporterebbe un forte aumento dei costi per la mobilità individuale, almeno del 20%. Gli esperti di Governo consigliano dunque di valutare con attenzione tutti gli aspetti di questo piano, compresi quelli delle ricadute sociali, e di proteggere il mercato europeo dalla posizione monopolistica dei grandi produttori asiatici di batterie (Cina, Corea del Sud e Giappone) visto che il costo di queste componenti incide per il 35-50% su prezzo di un'auto elettrica. Tra le raccomandazioni scaturite da questo studio sulla transizione verso l'EV - il cui costo è stato definito 'astronomico' dal noto settimanale francese Le Point - vi è anche quella di predisporre a livello europeo una 'etichetta' (come in parte avviene per altri beni) che precisi il costo totale di possesso e tutte le emissioni, comprese quelle indirette, legate a tutto il ciclo di vita dell'automobile. Resta comunque aperto, in Francia, il dibattito sullo spostamento della pressione fiscale dai carburanti alle prese di corrente: ''Lo Stato non si priverà delle entrate derivanti dalla mobilità - si legge su Le Point - e prima o poi farà pagare le tasse sulle stazioni di ricarica''.

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