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Obesità infantile, la lotta inizia prima del concepimento

 L'epidemia di obesità infantile si può fermare lavorando su sei diversi fronti: promuovendo l'assunzione di cibi sani e l'attività fisica, prevenendo i chili di troppo già prima del concepimento e in gravidanza, ponendo attenzione a dieta e attività fisica nei primi anni di vita e poi in età scolare, e infine con servizi per la gestione e cura dei bambini obesi. Li ha individuati la Commissione per la fine dell'obesità infantile dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dopo due anni di lavoro.
    A livello globale, il numero di bambini obesi o in sovrappeso sotto i 5 anni di età è passato da 31 milioni nel 1990 a 41 milioni nel 2014, con un aumento della prevalenza dal 4,8% al 6,1%. Una crescita concentrata soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito. Dal lavoro fatto dalla Commissione, emerge che la lotta all'obesità infantile non può essere affrontata con singoli interventi, ma con un approccio che abbracci tutte le fasi della vita, a partire dal pre-concepimento. Ad influire negativamente, secondo la Commissione, c'è "un ambiente fortemente obesogenico", sempre più diffuso nella società moderna, legato ad abitudini alimentari non corrette e alla diffusione di comportamenti sedentari. Tra le raccomandazioni elaborate per promuovere il consumo di di cibi sani, la Commissione indica le tasse sulle bevande zuccherate, invita a ridurre il marketing di cibi non sani, a promuovere l'allattamento al seno, limitare nella prima infanzia il consumo di cibi ad alto contenuto di grassi, zucchero e sale, assicurare la disponibilità di cibi sani e promuovere l'attività fisica nei luoghi frequentati da bambini. In età scolare è poi importante definire gli standard per i pasti scolastici, bandire la vendita di alimenti e bevande non sani, e rafforzare l'educazione fisica e alla salute a scuola. (ANSA).
   

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