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Farmaco contro il diabete usato in gravidanza raddoppia obesità nei bambini

 Comuni farmaci usati per il controllo del diabete e dell'ovaio policistico, se assunti durante la gravidanza, possono raddoppiare il rischio che il nascituro diventi obeso sin da piccolissimo, con conseguenze che possono durare tutta la vita. A mettere in guardia nei confronti di una terapia sempre più spesso usata nel mondo è lo studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism.
    La metformina viene usata per la terapia dell'ovaio policistico con le alterazioni metaboliche associate (PCOS) e, in diversi Paesi, anche per ridurre i rischi legati al diabete gestazionale. "In Italia le linee guida per il diabete in gravidanza, patologia che colpisce il 7% delle gestanti, suggeriscono una modifica della dieta o, in casi più gravi, una terapia a base di insulina, che però comporta iniezioni plurigiornaliere", spiega Luigi Laviola, professore associato di Endocrinologia dell'Università di Bari. Ma, prosegue "c'è una richiesta crescente di terapie orali più semplici da assumere e, da più parti, sulla scorta di studi che ne mostrano la sicurezza, si è proposto di introdurre la metformina anche da noi". Poco si sa però ancora dei suoi effetti a lungo termine sulla prole e il nuovo studio suggerisce di approfondire le possibili conseguenze. I ricercatori della Norwegian University of Science and Technology in Trondheim hanno dimostrato, attraverso i dati di 182 bambini le cui madri avevano usato la metformina durante la gravidanza, che la loro prole aveva il doppio delle probabilità di sovrappeso o obesità rispetto ai figli di donne trattate con placebo. L'effetto non era evidente sul peso alla nascita, ma iniziava a comparire intorno ai sei mesi di vita e a quattro anni erano significativamente più pesanti e con maggiore di indice di massa corporea. "L'obesità nei primi anni di vita non va sottovalutata, perché può predisporre a obesità da adulti e alle malattie ad essa collegate, tra cui il diabete stesso", conclude l'esperto della Società Italiana di Diabetologia (Sid). (ANSA).
   

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