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Alzheimer, controllo neuroinfiammazione potrebbe salvare memoria

Controllare la neuroinfiammazione cerebrale potrebbe salvare la memoria nei soggetti affetti da Alzheimer. Uno studio pubblicato sulla rivista Translational Psychiatry ha infatti dimostrato che il trattamento con la nuova molecola PEA-um si dimostra efficace nel contrastare i deficit di memoria a breve termine e di apprendimento nei pazienti con Alzheimer. Lo studio, condotto su topi, nasce dalla collaborazione tra il dipartimento di Fisiologia e Farmacologia 'Erspamer' dell'Università Sapienza di Roma, il dipartimento di Clinica e Medicina Sperimentale dell'Università di Foggia, l'Istituto Superiore di Sanità, l'University College di Londra ed il dipartimento di Psichiatria dell'Università di Napoli.

    I dati raccolti confermano che la molecola, somministrata con trattamento cronico nelle fasi precoci della patologia, ripristina l'apprendimento precoce e i deficit di memoria nell'animale, mediante un potente effetto anti neuroinfiammatorio e neuroprotettivo dimostrato anche con tecniche di immagine SPECT; questo si correla a una riduzione della morte neuronale.
    La nuova frontiera per il trattamento delle malattie neurodegenerative, spiegano gli esperti, dipende principalmente dalla scelta di terapie mirate a controllare i fenomeni biologici responsabili della degenerazione dei neuroni e dal tempo di intervento terapeutico, che deve essere il più precoce possibile. Svariati team di ricercatori hanno esaminato i fattori di danno delle malattie neurodegenerative, arrivando alla conclusione che il fenomeno della neuroinfiammazione (localizzata in specifiche aree cerebrali e che è il risultato di una risposta non controllata di cellule immunitarie) rappresenta un insieme di alterazioni comuni a molte malattie.
    Inoltre, la neuroinfiammazione cerebrale è alla base dei disturbi cognitivi presenti anche anni prima che venga formulata una diagnosi di demenza di Alzheimer, in una fase chiamata preclinica. A livello sperimentale continua a essere valutata anche l'efficacia di un composto di nuova generazione ottenuto tramite una tecnologia in cui PEA-um è stata associata alla sostanza luteolina (PEALut). L'innovazione che PEALut comporta consiste soprattutto nell'associare il controllo della neuroinfiammazione alla riduzione dello stress ossidativo localizzato a livello delle aree cerebrali colpite dalla patologia.

    Nelle malattie neurodegenerative, la diagnosi precoce è quindi molto importante sia perché offre la possibilità di trattare alcuni sintomi della malattia, sia perché permette al paziente di pianificare il suo futuro quando ancora è in grado di assumere decisioni. Si tratta di nuove potenziali armi, dunque, concludono gli esperti, per aggredire le fasi precoci di molte patologie a carattere neurodegenerativo, che si è stimato potranno interessere, entro il 2050, 115 milioni di persone.
   

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