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Il cuore dei settantenni è ‘più giovane’, guadagnati 10 anni

Non solo gli anziani di adesso sembrano molto più giovani di quelli di 20 anni fa, anche il loro cuore è invecchiato più lentamente, tanto che gli infarti si presentano dieci anni più tardi. Lo hanno affermato gli esperti della dalla Società Italiana di Cardiologia geriatrica e dal gruppo Italiano di Cardiologia Riabilitativa durante il seminario che si chiude oggi a Roma.
Il trattamento con le statine dell'ipercolesterolemia e dell'ipertensione arteriosa - spiega il presidente Sicge Alessandro Boccanelli, ha indotto un crollo delle malattie cardio e cerebrovascolari, ovvero dell'infarto e dell'ictus, dovuto alla riduzione delle malattie da aterosclerosi. "Oggi l'epoca di comparsa dell'infarto ha superato i 70 anni - afferma -, mentre solo all'inizio di questo secolo era di 65 anni e nel decennio precedente inferiore ai 60 anni".
Al lato positivo, hanno sottolineato gli esperti, si associa però un rovescio della medaglia, trovato da uno studio chiamato Predictor su 2mila persone tra 65 e 84 anni. "Dallo studio risulta che circa il 42% di tutta la popolazione ha un certo grado di disfunzione della pompa cardiaca. Questo è dovuto alla naturale degenerazione delle fibre cardiache più che alla loro perdita dovuta ad infarto, per cui queste persone sono destinate, anche se dopo molti anni, a sviluppare insufficienza cardiaca".
La SICGe, ricorda l'esperto, in collaborazione con Federanziani, ha varato un grande progetto di prevenzione che passa attraverso lo studio ecocardiografico del cuore degli anziani e dei grandi anziani, che ha lo scopo di verificare su un campione molto vasto come sia mutata la biologia del cuore degli anziani di oggi e quali siano le iniziative di prevenzione da mettere in atto. L'iniziativa di Prevenzione Cardiovascolare si chiama"Il cuore di…" e prenderà il nome del luogo dove verrà fatta la rilevazione.
"Un primo campione di soggetti è stato esaminato in occasione del Congresso di Federanziani tenutosi a Rimini lo scorso autunno. In un campione di 149 soggetti di età media di 73 anni la sorpresa è stata quella di trovare una elevata percentuale di disfunzioni valvolari cardiache, come in figura. Ovvero, quello che si sta verificando è che, a causa della riduzione delle malattie coronariche, si lascia il tempo perché si manifestino "nuove patologie", legate a fenomeni di degenerazione dei tessuti, da ritenere "fisiologiche" entro certi limiti, ma in buona misura prevenibili per ottenere un aumento della durata della vita in buona salute".

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