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Ginecologo, gravidanza non è malattia, sì al lavoro

 La gravidanza "non è una malattia": lavorare quindi fino al termine della gestazione, oltre che possibile, è anche consigliato per mantenersi in attività, a patto che non ci siano controindicazioni di tipo clinico. E' pieno appoggio dei ginecologi all'emendamento alla manovra che prevede, per le donne che lo vorranno, la possibilità di rimanere al lavoro fino al nono mese previo il via libera del medico. A sottolineare come si tratti di una misura "opportuna" è il vice presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), Vito Trojano.
    "Continuare a lavorare fino al termie della gestazione, se non ci sono problemi particolari, non rappresenta assolutamente un rischio, ma moltissimo dipende ovviamente dal tipo di lavoro che si svolge. In gravidanza avanzata, è ovvio che non sia ottimale un lavoro particolarmente faticoso fisicamente e che si protrae per molte ore di seguito". Va ribadito, sottolinea Trojano, che "il certificato di via libera da parte del ginecologo è obbligatorio, ma rischi sussistono solo se ci sono particolari condizioni della gestante: lavorare fino al nono mese incluso è ad esempio controindicato se la donna ha avuto minacce d'aborto, se ci sono problemi alla placenta, se c'è il rischio di rottura prematura delle membrane. Ma sarebbe meglio astenersi dal lavoro fino al nono mese, anche se la donna incinta, per particolari ragioni, non è ad esempio vaccinata contro l'influenza, per evitare contagi". In linea generale, afferma Trojano, "penso che togliere l'obbligo di astensione dal lavoro nel nono mese di gravidanza, lasciando alla donna la libertà di decidere in accordo con il proprio medico, sia corretto. E questa è la linea che mi pare l'attuale esecutivo stia tenendo anche in altri ambiti".
   

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