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Tetano uccide in un caso su 3 e non colpisce solo anziani

Un chiodo o un filo metallico, ma anche una spina o una scheggia nel piede. Tanto basta per contrarre il tetano, malattia gravissima prevenibile da vaccino ma di cui ancora si registrano almeno 50 casi ogni anno in Italia. Diversamente da quanti molti pensano, non colpisce solo gli anziani, non esiste immunità naturale e neppure di gregge.
    Il batterio Clostridium tetani è presente nell'intestino degli animali e viene eliminato con le feci. Le sue spore possono sopravvivere nell'ambiente per anni, contaminare oggetti e penetrare nell'organismo umano attraverso ferite. Diverse le bufale che circolano in merito, sul web e non solo. La prima è che basti disinfettare per bene la lesione: si tratta infatti di batteri molto resistenti, contro cui nulla fanno i normali disinfettanti. La seconda è che colpisca solo gli anziani. Ad oggi, "grazie a una maggiore diffusione del vaccino tra i nuovi nati, vengono colpite soprattutto donne anziane. In passato infatti gli uomini venivano vaccinati durante il servizio militare, mentre le donne non venivano immunizzate", sottolinea Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss). Ma ciò non significa che non colpisca anche i piccoli, come dimostra il caso della bimba di 7 anni finita a ottobre 2017 in rianimazione. Terza fake: il tetano è una malattia ormai scomparsa. "Diversamente da altre come vaiolo o poliomelite, non può scomparire, ci sarà sempre perché il batterio è presente nell'ambiente". Quarta falsa informazione è che l'immunità di gregge basti ad evitare il contagio. "Anche se fosse protetto il 99% della popolazione, il rischio sussisterebbe per chi non è vaccinato, proprio perché non si diffonde da persona a persona, ma è dovuto all'entrata in contatto con oggetti contaminati", sottolinea Rezza. La protezione individuale tramite vaccino, che agisce bloccando una tossina prodotta dal batterio, è l'unica arma. Ma ogni 10 anni andrebbe fatto il richiamo, cosa che raramente accade. "Ha un costo economico bassissimo a fronte di costi elevatissimi dovuti alle cure: tutti coloro che ne sono colpiti finiscono in terapia intensiva e la malattia è letale in un caso su tre". Quinta e ultima bufala, riguarda la presunta immunità naturale. Sono immuni nei primissimi mesi di vita i neonati, qualora la mamma abbia effettuato il richiamo previsto, poiché gli antigeni passano, come nel caso della pertosse o del morbillo, attraverso la placenta. "Ma questa immunità - conclude l'esperto - sparisce dopo 3 o 4 mesi lasciando il neonato esposto al rischio".
   

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