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Da età a fumo le 5 domande salva-gengive, arriva l'App per fare il test

 Ben 20 milioni di italiani hanno spesso gengive arrossate, che sanguinano o si ritraggono: segno di un'infiammazione da non trascurare perché può portare alla perdita dei denti. Bastano però cinque semplici domande, dall'età agli stili di vita, per conoscere lo stato di salute della propria bocca e il rischio di sviluppare una parodontite.
    Certificata con il 'bollino' di qualità dei dentisti, la App GengiveINForma, è stata presentata oggi al 19mo congresso della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SidP) in corso a Rimini. Per facilitare la diagnosi i parodontologi hanno messo a punto la app GengiveINForma, scaricabile gratuitamente su Apple Store e Android e che, in pochi passaggi, aiuta a capire se sia il caso di rivolgersi all'odontoiatra. "La parodontite è una malattia che può diventare grave e invalidante e ben tre italiani su quattro hanno sintomi che richiederebbero un approfondimento diagnostico - spiega Mario Aimetti, presidente SIdP - La nuova app, permette di individuare in maniera rapida alcuni fattori predisponenti o i primi segnali di malattia". Le 5 domande riguardano età (il rischio di parodontite cresce con l'aumentare degli anni), sesso (il rischio è maggiore per gli uomini rispetto alle donne), abitudine al fumo (poiché aumenta i livelli di infiammazione), l'eventuale presenza di sanguinamento delle gengive e di denti che si muovono.
    Obiettivo è sensibilizzare alla diagnosi precoce, che andrà comunque fatta da uno specialista, con un esame di screening semplice ma essenziale come il sondaggio parodontale, che permette di individuare se c'è uno 'scollamento' delle gengive dai denti. Accanto a questo, l'odontoiatra dovrà effettuare, precisa Luca Landi, presidente eletto della SIdP, "una ampia valutazione dei fattori di rischio del paziente, dalle abitudini di vita allo stato di salute generale, fino alla storia medica sua e della sua famiglia". "Non servono invece test genetici ed esami della saliva. Non sono stati infatti individuati dei biomarkers in grado di predire il rischio di malattie delle gengive". (ANSA).
   

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