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Coronavirus, famiglie "isolate" e convivenze forzate: i consigli dello psichiatra

Le misure adottate dal Governo per il contenimento dell'emergenza Coronavirus sono severe. Toccano da vicino abitudini radicate e ridimensionano totalmente le certezze di milioni di italiani. Si tratta insomma di un radicale stravolgimento della nostra vita.

Restare forzatamente all'interno delle mura domestiche per un lungo periodo è certamente un'esperienza inedita alla quale nessuno può dirsi preparato. Ma quali sono le conseguenze? È possibile trasformare l'ozio in attività costruttive? Ha risposto a queste domande il dottor Giuseppe Colli, medico psichiatra presso l'A.S.P. di Trapani.

  • Il coronavirus ci costringe a prendere delle scelte e ad adottare stili di vita che probabilmente non ci appartengono del tutto. Cosa comporta stare chiusi tutti i giorni in casa?

Le misure del Governo sono straordinarie proprio perché incidono su ciò che più contribuisce a qualificare una vita normale, ordinaria appunto, ovvero la socialità. Evitare di uscire da casa vuol dire proprio questo. L’emergenza attuale ci impone di ridimensionare quella spinta antica al “fuori da sé” che da neonati non in grado di camminare ci porta progressivamente a diventare bambini, e quindi adulti, che, nel crescere, sempre più si muovono, camminano, toccano, curiosano ed esplorano. In una sola parola: vivono. Dover evitare di uscire da casa equivale a mettere un freno a questa spinta vitale innata: ciò che ci può proteggere dal “nemico microscopico”, ci fa anche soffrire proprio perché limita la nostra spinta alla vita, a tutte le sue aree, dal lavoro alla scuola passando per le relazioni e lo svago.

  • Sconfiggere la noia è possibile? Cosa fare durante la giornata?

Abbiamo l’occasione di mettere mano a quel “se avessi tempo…” con cui ci raccontiamo spesso le nostre piccole rinunce. Penso, ad esempio, alla possibilità di recuperare gli hobby domestici trascurati o abbandonati. O, meglio ancora, a scoprirne di nuovi. Se abbiamo smesso di farlo o non lo abbiamo mai fatto, possiamo dedicarci al fai da te,  al gioco, alla lettura, all'ascolto di musica o alla visione di film. Avere cura della casa, delle nostre piante, dei nostri animali. Insomma, anche per chi non lavora da casa (e sono in tanti), non credo che l’ozio debba essere sempre e comunque noia. Tutto questo può aiutare a rendere più tollerabile i limiti oggi necessari, a distrarre un po’ dalle preoccupazioni per la salute nostra e dei nostri cari, per il nostro lavoro e per i problemi economici che tantissimi di noi iniziano giustamente a intravedere e a temere.

  • C'è chi ha la fortuna di vivere in un grande appartamento e chi in una villa con giardino. Esistono però casi, e sono di certo numerosi, in cui ci si ritrova a vivere in spazi molto ristretti.

Sono questi i casi in cui l’insofferenza diventa comprensibilmente più difficile da tollerare. Restare in una casa piccola, co-abitare h24 con persone, i nostri familiari, con cui normalmente viviamo rapporti di vicinanza molto meno “intensa”, gestire le preoccupazioni a cui accennavo: in tutto questo consiste lo spirito di sacrificio a cui siamo chiamati come cittadini. Il rispetto del “sano dovere” può diventare di certo anche doloroso per molti di noi. Può però certamente mitigare questo disagio comune la parte più adulta che ci appartiene, quella che ci ricorda che l’aiuto più grande che si può dare alla collettività è proprio quello di uscire da casa solo per necessità. Questa sofferenza il legislatore l’ha prevista e compresa. Non a caso il Governo offre sul suo sito internet chiarimenti circa gli spostamenti possibili. Ad oggi è consentita l’attività motoria all’aperto, anche nei parchi e nei giardini pubblici rimasti aperti, purché non la si faccia in gruppo e si rispetti la distanza interpersonale di un metro. Ebbene, è in questo "purché" che sta tutto il peso del rischio e che, sebbene liberi, ci fa sentire meno liberi, gravati dal fardello di un rischio troppo alto, timorosi della trasmissione, da parte dell’altro, di “qualcosa che non si vede ma che ci potrebbe essere”.

  • E i rapporti di coppia?

Sarebbe ipocrita dare consigli “romantici”. Laddove i rapporti sono già fragili e sofferti, la vicinanza può rendere tutto ancora più asfissiante. O viceversa, chissà, può riportare ossigeno, vita, vivacizzare ancora di più rapporti già sani.

  • Rimanere in casa in compagnia è di certo cosa ben diversa dal rimanere completamente soli. A chi è in isolamento cosa consiglierebbe?

Il “divieto assoluto” di uscire da casa vale, ad oggi, per chi è sottoposto a quarantena o risulti positivo al virus. È “fortemente raccomandato “ a quanti hanno sintomi da infezione respiratoria e febbre superiore a 37,5°C. Ebbene, sono tutte condizioni in cui la paura, già dilagante, può più che mai cedere il passo alla disperazione di chi si sente a rischio di morire. Sono gli scenari emotivi più drammatici per l’essere umano. Il consiglio a chi è in isolamento è confidare in un Servizio Sanitario Nazionale che combatte una battaglia dove tanti muoiono ma tantissimi, grazie al lavoro di tantissimi miei colleghi, guariscono ogni giorno.

  • Come relazionarsi con i più piccoli senza che questa situazione possa lasciare un segno negativo dentro di loro?

Il senso di allevare i nostri figli, piccoli e meno piccoli, sta più che mai nel renderli responsabili con il nostro esempio. Quando la loro età lo consente, proviamo a spiegare sinceramente quello che sta accadendo là fuori, evitando il riferimento a “fantasmi” immaginari del tutto inutili se non dannosi. E siamo comprensivi rispetto alla loro insofferenza, sintomo della crescita che li spinge alla vita. Per i piccoli e per i giovani, più che per altri, uscire da casa equivale a incontrare il mondo. Oggi che il mondo fa paura a tutti, si pongono barriere e vincoli, spaventosi, rispetto a questo incontro. È quindi più che mai il momento di essere “più grandi” noi per aiutare loro a crescere. Se ci riusciremo, non intravedo altro che effetti positivi.

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