TORINO (ITALPRESS) - Domani, 26 marzo, in oltre 60 città si svolgeranno le mobilitazioni per la scuola, con lo sciopero dalla Didattica a Distanza da parte di studenti e docenti, per chiedere la riapertura in presenza, in sicurezza e in continuità, dopo la pausa pasquale. Per l'Ordine degli Psicologi del Piemonte (OPP) "la possibilità di riaprire le scuole dopo la pausa pasquale, quantomeno iniziando da quelle dell'infanzia, le primarie e le secondarie di primo grado, deve essere sostenuta con tutti i mezzi possibili e incoraggiata attraverso la solidarietà della nostra comunità professionale". La scuola è quello «spazio fisico e relazionale» che offre alle bambine e ai bambini, agli adolescenti e ai giovani adulti, il contesto in cui sperimentare possibilità di confronto e di crescita ed esplorare nuove opportunità e vie di realizzazione. La condizione di pandemia COVID-19 ha, però, "interrotto la possibilità di iniziare a conoscere questo spazio formativo - si pensi ai bambini entrati a scuola per la prima volta a settembre 2020 o a coloro che hanno concluso un primo percorso di studi per entrare in quello successivo. Ognuno di loro ha sperimentato la scuola in un modo inusuale perchè interrotta dal lockdown e perchè trasformata in un «luogo distanziato». Infatti, mentre l'impatto del COVID-19 si è diffuso in tutto il mondo, le scuole sono state costrette a reinventarsi, dovendo adattarsi rapidamente a un nuovo modo non solo di «fare le cose» - online, da remoto, in modalità mista - ma anche di «creare relazioni e ponti» con gli studenti, con le famiglie, con la comunità, in un modo finora concepito come atipico. Cogliere il senso e l'impatto che queste interruzioni ed intermittenze (apertura-chiusura-riapertura-chiusura) stanno avendo sulle bambine e sui bambini, sulle studentesse e sugli studenti, sugli insegnanti, sulle famiglie, sulla scuola, non è solo fondamentale ma doveroso".
Gli studi scientifici nazionali e internazionali sono concordi nel ritenere che "il disagio psicologico in età scolare e adolescenziale è aumentato: la ricerca evidenzia che le problematiche legate alle fobie sociali, alle somatizzazioni, alle forme di evitamento relazionale, alle risposte depressive, se da un lato rinforzano la risposta comportamentale del "rimanere a casa", utile al contenimento della diffusione del virus, dall'altro creano ansie anticipatorie e malessere psicologico e relazionale in persone di sempre più giovane età. Questi dati non possono essere ignorati con l'idea che una volta sconfitto il COVID-19 tutto ritornerà alla «normalità», a volte tanto criticata dell'epoca pre-COVID e tanto ambita oggi".
Di fronte ai cancelli delle scuole nuovamente chiusi, in quasi tutto il territorio nazionale, occorre "fare in modo che la distanza fisica sia arricchita da un lato di presenza psicologica, emotiva e relazionale, dall'altro di risorse professionali ed economiche che permettano la sostenibilità di tutto questo". Per questo "diventa fondamentale che le istituzioni governative, regionali e nazionali, investano a tutti i livelli affinchè la scuola, anche nelle sue trasformazioni emergenziali, continui ad essere il luogo deputato alla crescita cognitiva, emotiva e relazionale delle giovani generazioni.
I funzionari dell'Ufficio scolastico regionale, i dirigenti scolastici, le studentesse e gli studenti, le famiglie, il corpo docente, il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), i collaboratori scolastici, gli esperti esterni, stanno dimostrando resilienza, una capacità di tenuta e di visione in prospettiva. Le studentesse e gli studenti devono essere rassicurati sul fatto che non sono lasciati soli e che le decisioni prese, sulla scuola e sui loro tempi relazionali, non ricadranno passivamente su di loro".
(ITALPRESS).