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Nel 2019 almeno una prescrizione farmaceutica per 98% over 65

ROMA (ITALPRESS) – L’Agenzia Italiana del Farmaco ha presentato il primo Rapporto Nazionale “L’uso dei farmaci nella popolazione anziana in Italia” (Anno 2019), realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) con il coordinamento dell’AIFA e dell’Istituto Superiore di Sanità. Il Rapporto descrive le caratteristiche della prescrizione farmaceutica nella popolazione ultrasessantacinquenne e analizza in dettaglio alcuni

ROMA (ITALPRESS) - L'Agenzia Italiana del Farmaco ha presentato il primo Rapporto Nazionale "L'uso dei farmaci nella popolazione anziana in Italia" (Anno 2019), realizzato dall'Osservatorio Nazionale sull'Impiego dei Medicinali (OsMed) con il coordinamento dell'AIFA e dell'Istituto Superiore di Sanità. Il Rapporto descrive le caratteristiche della prescrizione farmaceutica nella popolazione ultrasessantacinquenne e analizza in dettaglio alcuni aspetti legati all'uso dei farmaci negli anziani in tre diversi setting assistenziali: domicilio (prescrizione territoriale), ospedale e Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). L'Italia è la nazione europea con il maggior numero di anziani, dei suoi oltre 59 milioni di cittadini circa uno su quattro ha più di 65 anni, porzione che nei prossimi decenni diverrà ancora più consistente. Il processo di invecchiamento e l'aumentare dell'età si associano spesso a un accumulo di fattori di rischio e/o patologie. In particolare, se la presenza di due o più patologie caratterizza già il 75% dei sessantacinquenni, tale condizione sembra colpire gli ultraottantenni nella loro quasi totalità. Il Rapporto Aifa nasce per analizzare la conseguenza di tale fenomeno, ovvero l'utilizzo di un elevato numero di farmaci per trattare queste patologie.
Nel corso del 2019 la quasi totalità della popolazione ultrasessantacinquenne (più gli uomini che le donne) ha ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica (98%), con lievi differenze tra aree geografiche, con consumi giornalieri pari a tre dosi per ciascun cittadino e una spesa pro capite annua di circa 660 euro. I farmaci a maggiore prescrizione sono stati quelli del sistema cardiovascolare, in particolare gli antipertensivi mentre metà della popolazione ha ricevuto farmaci antibiotici o gastroprotettori. Un primo approfondimento riguarda l'uso concomitante di farmaci nei pazienti in trattamento per alcune patologie (diabete, demenza, BPCO, parkinsonismo). Una sezione è dedicata all'analisi dell'uso dei farmaci nelle fasce di età più estreme, dai novanta ai cento anni. In Italia sono oltre 800.000 le persone di oltre 90 anni di cui poco si conosce rispetto all'utilizzo dei farmaci. In Italia negli ultimi 3 anni il consumo di farmaci e la spesa pro capite in questa popolazione sono progressivamente aumentati. Le categorie terapeutiche più utilizzate sono state gli antipertensivi, gli antiaggreganti, i farmaci per l'ulcera peptica e malattia da reflusso gastroesofageo e gli ipolipemizzanti.
A livello nazionale, il 29% degli uomini e il 30,3% delle donne di età =65 anni utilizzano 10 o più sostanze contemporaneamente. Il Rapporto ha valutato diversi tipi di associazioni di farmaci potenzialmente responsabili di interazioni farmacologiche anche severe, o potenzialmente inappropriate in questa popolazione per rapporto rischio/beneficio sfavorevole. Altro elemento innovativo è rappresentato dalla descrizione di esperienze nazionali di deprescrizione farmacologica (deprescribing), il processo finalizzato a diminuire o interrompere i farmaci che potrebbero non essere più utili o causare danni, con l'obiettivo di ridurne il carico o il danno migliorando la qualità della vita. Un ulteriore approfondimento è legato alla pandemia da COVID-19 e a come questa abbia influenzato l'uso di farmaci nella popolazione anziana in Italia. Le conseguenze in termini di ospedalizzazione e mortalità durante le prime fasi della pandemia sono state devastanti per gli anziani, il 91% dei decessi, infatti, ha riguardato i soggetti con età superiore a 65 anni.
E' stato osservato un decremento del consumo degli antibiotici e dei FANS, attribuibile alla riduzione della trasmissione di patologie infettive delle alte e basse vie respiratorie grazie all'adozione di norme igieniche finalizzate a contenere la diffusione del virus. Gli anticoagulanti invece hanno subito il maggiore incremento durante il periodo pandemico ed è probabilmente il risultato dell'aumento di prescrizioni per eventi tromboembolici COVID-19 correlati o per la loro profilassi. Infine, elemento di assoluta novità nel Rapporto è rappresentato dall'analisi dell'uso di farmaci nelle RSA, un primo tentativo di esplorare un nuovo flusso di dati dedicato a questo importante setting assistenziale, ancora poco studiato, e che ha mostrato particolari criticità proprio durante l'ultima pandemia.
(ITALPRESS).

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