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Il 'day after' delle estinzioni di massa

Le estinzioni di massa sono meno oscure e per la prima volta diventa possibile calcolarne gli effetti in termini di comparsa di nuove specie. Lo ha fatto la ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications, e coordinata dall'università britannica di Birmingham, con il gruppo di David Button.

Il risultato arriva nel momento in cui sta aumentando il numero delle specie che si preparano a scomparire e studi indicano che siamo alla vigilia della sesta estinzione di massa. La ricerca ha ricostruito la storia evolutiva di 891 specie di vertebrati terrestri nell'arco di tempo compreso fra 260 milioni e 175 milioni di anni fa, quando due estinzioni massa sconvolsero l'equilibrio delle specie del supercontinente Pangea, portando alla comparsa dei dinosauri e poi a quella dei moderni vertebrati.

Dall'analisi emerge che in entrambi i casi le estinzioni di massa sono state seguite da periodi di bassa diversità biologica, nei quali nuove specie hanno dominato vaste regioni della Pangea. L'estinzione avvenuta alla fine del periodo Permiano, circa 252 milioni di anni fa, è stata la più grande mai registrata: circa il 70% delle specie di vertebrati vennero cancellate.

Delle poche specie sopravvissute e delle nuove venute presto alla luce, una delle più comuni era il listrosauro e viveva in compagnia degli antenati dei mammiferi i cui fossili sono stati trovati recentemente in Russia, Cina, India, Africa e Antartide.

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