I vulcani islandesi non sono un problema solo per l'attuale traffico aereo: si sono fatti sentire anche nell'antico Egitto, quando le ceneri trasportate dai venti hanno soppresso le alluvioni del Nilo, mettendo in ginocchio l'economia e scatenando rivolte popolari. Lo indica la ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, dal gruppo coordinato da Francis Ludlow, del Trinity College, a Dublino.
Secondo i ricercatori, la scoperta è una lezione utile per tutte le regioni agricole la cui economia dipende dai monsoni e nelle quali vive il 70% della popolazione mondiale. La prosperità dell'antico Egitto era infatti legata al Nilo e alle sue inondazioni, alimentate dai monsoni e fondamentali per sostenere l'agricoltura della regione. Le cronache del tempo, per esempio, indicano una correlazione diretta tra assenza di alluvioni, carestie e guerre civili. Tuttavia, la causa principale della mancanza di inondazioni del Nilo non è ancora chiara, nonostante spesso sia avvenuta in coincidenza di eruzioni vulcaniche, come quelle dei vulcani islandesi Eldgjá e Laki e del vulcano Katmai in Alaska.
Le eruzioni esplosive, tipiche di questi vulcani, come Eyjafjallajokull, che nel 2010 bloccò il traffico aereo in Europa, possono modificare il clima perché sollevano nell'atmosfera una colonna di ceneri e gas alta diversi chilometri. Questa nube immette in atmosfera gas e particelle di cenere, che influenzano formazione delle nuvole e distribuzione dei venti e di conseguenza modificano le piogge.
Con l'obiettivo di analizzare l'impatto delle eruzioni vulcaniche sulle inondazioni del Nilo, i ricercatori hanno incrociato i dati sulle eruzioni, contenuti nelle carote di ghiaccio estratte in Antartide e Groenlandia, con le notizie sulle sommosse popolare dell'antico Egitto e la storia dei livelli dell'acqua del Nilo. In questo modo è stato possibile collegare l'indebolimento dei monsoni nel periodo compreso tra il 305 e 30 a.C, a eruzioni vulcaniche e ribellioni popolari, come quella iniziata del 207 a.C e durata circa 20 anni.
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