Essere religiosi e credere e nel soprannaturale non è una questione di 'cuore', cioè non dipende da una tendenza naturale all'intuizione piuttosto che alla razionalità, come si è creduto finora, ma affonda le radici nella cultura. Lo dimostra la ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports e condotta dall'università britannica di Coventry sulla base di interviste ai pellegrini che hanno fatto il Cammino di Santiago di Compostela.
''Pensiamo che non si nasca credenti e che credere nel soprannaturale sia principalmente basato su fattori sociali ed educativi, non sul pensiero intuitivo'', ha osservato il coordinatore della ricerca, Miguel Farias. I ricercatori lo hanno dimostrato con due esperimenti condotti sui pellegrini: il primo basato su un questionario e il secondo sulla stimolazione delle aree del cervello legate al pensiero razionale.
Nel primo test sono state fatte ai pellegrini domande sulla forza delle loro fede e sul tempo dedicato al pellegrinaggio. Parallelamente è stato valutato se queste persone fossero razionali o intuitive con un test in cui bisognava fare una scelta basandosi sulla logica o sull'intuito. L'esperimento non ha trovato alcun legame tra pensiero intuitivo e fede, amentendo una convinzione molto diffusa.
Nel secondo test sono stati applicati degli elettrodi sul cuoio capelluto dei pellegrini in modo da attivare la regione del cervello che controlla la capacità di bloccare pensieri indesiderati e che, secondo precedenti studi, gli atei attivano quando vogliono sopprimere le idee soprannaturali. Il test ha dimostrato che la stimolazione di quest'area non ha avuto alcun effetto sulla forza della fede dei pellegrini.
Insieme i due risultati indicano che credere nel soprannaturale non è collegato a una tendenza naturale, né tanto meno al pensiero razionale, ma è una questione di cultura e di educazione.