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In laboratorio i primi tessuti che si costruiscono da soli

Ottenuti in laboratorio i primi tessuti che sanno organizzarsi e ripararsi da soli. Il risultato, pubblicato sulla rivista Science,rappresenta un importante traguardo della biologia sintetica verso la possibilita' di fabbricare organi sintetici, diverso e piu' semplice rispetto a quello della stampa in 3D. Lo ha ottenuto il gruppo dell'universita' della California a San Francisco coordinato da Wendel Lim.

"Il Dna permette di impacchettare tutte le istruzioni per 'costruire' un elefante in un minuscolo embrione, codificando un algoritmo per la crescita dell'organismo in un modo che non abbiamo ancora capito del tutto", ha detto Lim. In questo caso i biologi hanno dimostrato che gruppi di singole cellule possono auto-organizzarsi in strutture a piu' strati, che ricordano quelle degli organismi semplici ai primi stadi dello sviluppo embrionale. Un processo in cui e' fondamentale la comunicazione tra le cellule, che decidono tutte insieme in modo coordinato come organizzarsi a livello strutturale.

Per replicarlo, i ricercatori, tra cui l'italiano Leonardo Morsut, hanno usato una molecola sintetica sviluppata in laboratorio e chiamata synNotch, che ha permesso di programmare geneticamente le cellule per rispondere a specifici segnali di comunicazione. "Sono cosi' riusciti a programmare le comunicazioni delle cellule e far si' che si auto-organizzassero in tessuti", ha rileva Sheref Mansy, esperto di biologia sintetica dell'universita' di Trento.

Due gruppi di cellule si sono auto-organizzate in strutture piu' complesse, delle sfere a due strati, capaci anche di auto-ripararsi. E' qualcosa di simile a quanto accade quando un singolo ovulo fecondato si divide e differenzia per formare le diverse parti del corpo e tessuti. "Un risultato importante - ha detto Mansy - verso la strada degli organi sintetici, diverso e piu' semplice di quello della stampa in 3D. Qui infatti basta usare la programmazione genetica e seguire le sue regole per sviluppare dei tessuti".

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