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Svelato il lato oscuro dell'Etna, pericoloso e imprevedibile

Svelare il 'lato oscuro' dell'Etna, per comprendere i meccanismi alla base dei fenomeni più pericolosi e imprevedibili che avvengono in cima: i getti turbolenti di gas e frammenti di roccia noti come flussi piroclastici. E' questo l'obiettivo dello studio dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) che, grazie al sostegno del Dipartimento di Protezione Civile, è riuscito a ricostruire la dinamica del flusso piroclastico dell'11 febbraio 2014


Fonte: INGV - Sezione di Catania Osservatorio Etneo

I risultati, pubblicati su Journal of Volcanology and Geothermal Research, aiuteranno in futuro a ridurre i rischi per ricercatori e turisti che ogni anno visitano la cima del vulcano, tra i più attivi al mondo.


Le immagini riprese dalla telecamera termica a Monte Cagliato, sul fianco orientale dell'Etna, mostrano l'avanzamento di un flusso di materiale roccioso frammentato caldo la mattina dell'11 febbraio 2014 (fonte: Ingv-OE)


Lo sbuffo e la nube di cenere generato dal flusso di roccia frammentata calda sono visibili nelle immagini riprese dalla telecamera visiva al CUAD di Catania (ECV), alla base meridionale dell'Etna (fonte: Ingv-OE)

"I flussi piroclastici sono in gran parte imprevedibili: coinvolgono materiali molto caldi e possono raggiungere distanze considerevoli dal punto di distacco", spiegano i ricercatori Alessio Di Roberto ed Emanuela De Beni. Considerata l'imprevedibilità del fenomeno, diventa fondamentale ricostruire i fattori predisponenti nonché la propagazione. Per questo gli esperti dell'Ingv hanno analizzato il collasso di una porzione del Nuovo Cratere di Sud-Est avvenuto l'11 febbraio 2014, che ha generato un flusso piroclastico propagatosi molto rapidamente verso la Valle del Bove. Dallo studio dei depositi vulcanici sono così emersi preziosi dati sul possibile innesco e sulla dinamica del flusso.


La nube di cenere prodotta dal flusso piroclastico che scende dal fianco del Nuovo Cratere di Sud-Est. Foto scattata qualche minuto dopo l'evento dal versante orientale del Parco dell’Etna (fonte: da Toti Domina)

 

Diversi i fattori predisponenti individuati: la rapida crescita di un cono di grosse dimensioni (il Nuovo Cratere di Sud-Est) sul bordo della Valle del Bove, l'attività esplosiva stromboliana e la presenza di flussi di lava attivi che hanno sovraccaricato i fianchi del cono. Inoltre la presenza di bocche effusive, fratture e gas caldi ha contribuito a indebolire meccanicamente e termicamente il cono, rendendolo instabile. Ultima causa del collasso, anche se non meno importante, è stata la spinta di un corpo di magma intruso a bassa profondità, che ha innescato la destabilizzazione finale del cono.

 

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