Sarebbe stato lo 'tsunami' di energia cosmica scatenata dall'esplosione di una supernova a causare la misteriosa estinzione di massa che 2,6 milioni di anni fa spazzò via un terzo dei grandi animali marini, incluso il temibile megalodonte, il gigantesco squalo preistorico grande quanto uno scuolabus.
L'esplosione, avvenuta a 150 anni luce dalla Terra, potrebbe aver provocato una pioggia di particelle subatomiche (muoni) che avrebbero investito gli animali provocando gravi mutazioni e tumori, soprattutto negli esemplari più grossi. A suggerirlo è lo studio pubblicato sulla rivista Astrobiology dai ricercatori dell'Università del Kansas. La loro indagine è partita da recenti studi che hanno rivelato la presenza nei fondali marini di antichi depositi di un isotopo radioattivo 'piovuto' dal cielo, il ferro-60, che offrirebbe informazioni preziose per ricostruire il momento e la distanza a cui sarebbe avventa l'esplosione della supernova.
Secondo i ricercatori, l'estinzione dei 'giganti' dei mari sarebbe collegabile a una serie di esplosioni di supernove, di cui una particolarmente violenta. In seguito la Terra sarebbe stata bombardata da raggi cosmici che, scontrandosi con l'atmosfera, avrebbero creato una pioggia di muoni responsabile di pesanti mutazioni nel Dna. "Abbiamo calcolato che l'incidenza di tumori potrebbe salire del 50% per un organismo grande quanto un essere umano, e potrebbe aumentare ancora di più per gli organismi più grandi: per un elefante o una balena la dose di radiazioni si impenna", spiega il fisico Adrian Melott. I più colpiti sarebbero stati gli animali marini che vivevano vicino le coste, in acque poco profonde.
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