Scrutare il cielo non basta più. Per proteggere la Terra dai pericoli provenienti dallo spazio bisogna passare all'azione. E' questa la filosofia che anima il piano di difesa planetaria che l'Agenzia Spaziale Europea (Esa) porterà sul tavolo della prossima Conferenza Ministeriale 'Space19+' di novembre. Una roadmap articolata che prevede tre linee strategiche: monitoraggio e deviazione degli asteroidi più minacciosi, riduzione dei detriti in orbita e creazione di un sistema di allerta precoce per le tempeste solari.
Un programma che potrebbe produrre i primi risultati concreti già entro il 2030. A raccontarlo sono gli stessi esperti dell'Esa riuniti in Germania, nel Centro europeo per le operazioni spaziali (Esoc) di Darmstadt, in occasione del convegno internazionale sulla sicurezza spaziale 'Neo and debris detection conference'. "Dopo anni di osservazione del cielo, è giunta l'ora di passare all'azione con un piano di difesa attiva", afferma Chiara Manfletti, consigliere programmatico del direttore generale dell'Esa.
Per cominciare si alzerà la guardia contro gli asteroidi, "soprattutto quelli più piccoli di un chilometro, che riflettono meno luce e risultano poco visibili: si stima che ce ne siano decine di milioni, mentre ne conosciamo meno del 30%", spiega Ian Carnelli, responsabile Programma Studi Generali dell'Esa. "Nei prossimi anni cercheremo di ampliare il nostro catalogo grazie a nuovi strumenti, come il telescopio FlyEye che sarà installato nel 2020 in Sicilia, ma non solo: con la missione Hera parteciperemo insieme alla Nasa all'esperimento di deviazione dell'asteroide Didymoon, che poi osserveremo da vicino per diversi mesi". Sale l'allerta anche per i sempre più numerosi detriti spaziali, veri e propri rottami hitech lasciati in orbita da satelliti e razzi in disuso: sono oltre 20.000 quelli monitorati, che solo nel 2018 hanno costretto l'Esa a eseguire ben 28 manovre di emergenza per evitare possibili scontri con satelliti e veicoli spaziali. "Per cominciare intendiamo automatizzare il sistema anti-collisione che lancia l'allerta", precisa Manfletti. "L'obiettivo principale, però, è ridurre il numero di detriti, non solo lanciando satelliti più 'ecologici', ma attuando anche nuove strategie per la cattura e rimozione, ad esempio con bracci robotici che possano essere impiegati anche per la manutenzione dei veicoli in orbita". Il terzo capitolo della roadmap europea è dedicato invece al meteo spaziale e alla creazione di un sistema di allerta precoce per gli eventi avversi potenzialmente pericolosi per i satelliti in orbita e le infrastrutture a Terra. "Con la missione Lagrange - prosegue Manfletti - potremo monitorare l'attività del Sole attraverso due satelliti localizzati in punti strategici dello spazio: grazie ai loro strumenti, potremo ad esempio sapere se è avvenuta un'eruzione sulla superficie della stella prima ancora che ruoti verso la Terra, in modo da avere cinque o sei giorni di tempo per prendere le necessarie contromisure".