L'eco di un buco nero intento a divorare una stella è stata ascoltata da uno strumento a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Il buco nero del quale è stato cattirato il segnale ha una massa dieci volte maggiore rispetto a quella del Sole ed è distante circa 10.000 anni luce, nella direzione della costellazione del Leone. Lo indicano i dati pubblicati sulla rivista Nature e frutto della ricerca coordinata dall'astrofisica Erin Kara, dell'università del Maryland e del Goddard Space Flight Center della Nasa.
Installato all'esterno della Stazione Spaziale, lo strumento Nicer (NASAs Neutron star Interior Composition Explore) ha catturato i raggi X emessi dal buco nero indicato con la sigla J1820, mentre aspirava il gas della stella sua compagna. Mentre il gas precipitava verso il buco nero, emetteva raggi X che si riflettevano sullo stesso materiale in caduta generando un'eco. L'analisi di questo fenomeno ha permesso di ricostruire i cambiamenti nelle dimensioni del materiale che, precipitando verso il buco nero, forma una corta di anello.
Finora, ha detto Kara, eco di questo tipo erano state osservate solo nei buchi neri dalla massa miliardi di volte quella del Sole. Osservare il fenomeno in buchi neri come J1820, che si evolvono molto più velocemente, significa che "possiamo vedere i cambiamenti nel materiale che li circondano su scale temporali umane". Lo studio di fenomeni come questo è cruciale per fare luce sull'evoluzione dei buchi neri e sul modo in cui influenzano le galassie in cui risiedono.
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