Martedì 24 Dicembre 2024

Il quasar fantasma più luminoso dell'universo

Rappresentazione artistica di un quasar, uno degli oggetti più lontani e luminosi del cosmo. (fonte: ESO/M. Kornmesser) - © ANSA

E' distante quasi 13 miliardi di anni luce dalla Terra ed è il quasar più luminoso mai scoperto finora. Talmente brillante che la sua radiazione è pari a circa 600.000 miliardi di volte quella del Sole. La scoperta, pubblicata sulla rivista The Astrophysical Journal Letters, è del  gruppo dell’Università americana dell’Arizona coordinato da Xiaohui Fan e  di cui fa parte l’italiano Fabio Pacucci, dell’Università americana di Yale ed ex consigliere dell’Unione Astrofili Italiani (Uai).

Per scovare questo oggetto lontano, gli studiosi hanno sfruttato l’effetto lente d’ingrandimento di una galassia posta lungo la linea di osservazione. “Nello spazio fra noi e il quasar è presente una galassia che, con la sua massa, amplifica la radiazione del quasar”, ha spiegato Pacucci. "Questo effetto, chiamato lente gravitazionale e previsto dalla teoria della Relatività Generale di Einstein, permette di osservare sorgenti molto lontane nell’universo - ha aaggiunto - ed è in gran parte responsabile della luminosità di questo oggetto".

Il quasar fantasma era finora sfuggito all’osservazione proprio per la galassia lente, che ne aveva mascherato la presenza. Per scovarlo è stato necessario impiegare diversi telescopi, sia terrestri come i telescopi Keck alle Hawaii, sia spaziali come Hubble. 

“I quasar - ha detto Pacucci - sono oggetti cosmici molto luminosi per via della materia che precipita dentro un buco nero con una massa di milioni o miliardi di volte quella del Sole. La radiazione che sprigionano questi buchi neri è così intensa da rendere trascurabile l’emissione della galassia circostante. Per questo, i quasar appaiono come sorgenti puntiformi, come fossero singole stelle. Lo studio - ha concluso - apre alla possibilità che esista nel cosmo una popolazione di quasar fantasma invisibile al momento. Se così fosse, potrebbe permettere di rivedere le teorie che descrivono il primo miliardo di anni di storia dell’universo”.

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